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Proteste in Egitto, l’esercito nega di aver sparato sulla folla

A due mesi dalle dimissioni di Mubarak, l’Egitto fatica a tornare alla normalità. Dopo gli scontri di ieri in piazza Tahrir, dove ieri hanno perso la vita 2 persone, l’esercito egiziano ha negato di aver sparato sulla folla.
A cura di Cristian Basile
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Scontri Egitto

Il Consiglio Supremo delle Forze Armate egiziane ha negato categoricamente che i militari che i militari abbiano sparato contro i manifestanti in piazza Tahrir durante le proteste di ieri durante le quali sono morte due persone ed altre 71 sono rimaste ferite. In una conferenza stampa, il generale Ismail Etman, membro del Consiglio Supremo delle Forze Armate, ha dichiarato che i militari presenti in piazza Tahrir durante gli scontri non erano armati.

Ancora non si conoscono i motivi che hanno portato agli scontri visto che, mentre alcuni manifestanti hanno denunciato un attacco diretto dei soldati, la cupola militare che Governa l'Egitto ha accusato alcuni gruppi di facinorosi di aver provocato gli scontri e di non aver rispettato il coprifuoco. Il generale ha anche annunciato che sono state arrestate 42 persone accusate di ricevere gli ordini da una persona molto conosciuta nel Paese e che comunicheranno prossimamente il suo nome.

I dirigenti militari avevano già ordinato l'arresto dell'impresario Ibrahim Kamel, membro del Partito Nazionale Democratico, che governava il Paese fino alle dimissioni di Mubarak, e di tre suoi collaboratori accusati di "istigare azioni violente nella manifestazione di ieri in piazza Taarir". Intanto migliaia di persone sono scese in piazza anche oggi per continuare a chiedere  che l'ex presidente egiziano Mubarak ed altri dirigenti siano giudicati. Nonostante gli episodi violenti di ieri molti egiziani non hanno esitato a recarsi in piazza Tharir per rivendicare anche la formazione di un consiglio presidenziale civile per dirigere il Paese fino alle prossime elezioni.

"Resteremo qui fino a che le richieste della nostra rivoluzione siano compiute e Mubarak venga processato. Non vogliamo che si ripeta però quello che è accaduto ieri" ha detto un giovane manifestante in una piazza Tahrir, l'epicentro della rivoluzione egiziana che sembrava essere tornata all'inizio della rivoluzione del 25 gennaio, con gli accessi sbarrati dal filo spinato, marciapiedi distrutti e diversi veicoli bruciati a testimoniare la violenza degli scontri di ieri.

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