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Processo Ruby, la difesa: “Minetti gestiva solo un condominio, va assolta”

Per il legale di Nicole Minetti, l’ex consigliera regionale della Lombardia ha fatto solo cortesie ad amiche e quindi non è punibile.
A cura di Antonio Palma
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Nicole Minetti "accompagnava le ragazze a stipulare i contratti" in via Olgettina, ma "faceva soltanto delle cortesie a delle amiche e, dunque, va assolta, perché lei non era affatto il gestore delle ragazze come è stato detto e men che meno ha favorito la prostituzione". È quanto hanno sostenuto gli avvocati difensori dell'ex consigliera regionale della Lombardia durante il processo d'appello cosiddetto ‘Ruby bis‘ in cui la donna è accusata di favoreggiamento della prostituzione per aver accompagnato le ragazze alle serate di Arcore con Silvio Berlusconi. "È come se si punisse come favoreggiamento qualsiasi condotta", ha attaccato l'avvocato Pasquale Pantano che ha anche chiesto ai giudici di trasmettere gli atti alla Consulta per valutare la "incostituzionalità" della normativa sul favoreggiamento della prostituzione "per indeterminatezza delle condotte".

"Non c'è prova degli atti prostitutivi"

Rispetto al merito delle accuse contestate a Minetti, l'avvocato nel corso dell'arringa ha spiegato che l'ex consigliera "si offriva per una cortesia nei confronti delle amiche di occuparsi dei contratti degli appartamenti" di via Olgettina, per questo "non c'è prova degli atti prostitutivi, ma men che meno dei presunti pagamenti e di conseguenza nemmeno della presunta intermediazione" contestata dalla Procura. "Il ruolo di Nicole Minetti è stato marginalissimo, oggi nella peggiore delle ipotesi possiamo dire che è stata l'amministratrice di un condominio in via Olgettina" ha chiarito poi lo stesso legale parlando coi giornalisti fuori dall'aula del processo Ruby bis.

L'assoluzione di Berlusconi e le dimissioni del presidente della Corte

Il legale ha parlato anche del caso delle dimissioni di Enrico Tranfa, presidente del collegio che in appello ha assolto Silvio Berlusconi nel processo gemello a quello a carico di Fede, Mora e Minetti. "Non temo che queste dimissioni possano avere ripercussioni in questo processo" ha spiegato l'avvocato, aggiungendo: "Io mi fido dei magistrati, il fatto grave però è che un magistrato si sia dimesso dopo una sentenza e che in base ad affermazioni riportate dalla stampa, e non smentite, si è saputo che lo ha fatto per contrasti sulla decisione, così facendo ha violato il basilare principio di riservatezza, che sta in capo a un giudice che emette sentenze".

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