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Privatizzazione di Poste. Catricalà: “Chiudiamo in 5-6 mesi”. CGIL sul piede di guerra

Il sindacato dei lavoratori della comunicazione CGIL: “No alla privatizzazione: azienda all’avanguardia a livello mondiale”. Ma il Governo è determinato a “fare cassa”.
A cura di D. F.
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La vendita di una quota di Poste Italiane dovrebbe concludersi entro un periodo tra i 5 e i 6 mesi. A renderlo noto, nel corso di un0'audizione alla commissione Trasporti della Camera, è stato Antonio Catricalà, viceministro dello Sviluppo Economico che sta seguendo l'operazione. La privatizzazione "comporterà una provvista di risorse utili a ridurre la nostra esposizione debitoria e sarà anche strumento di incentivo per la maggiore efficienza dei servizi e per l'ampliamento dell'offerta". "L'orientamento – ha proseguito il vice di Zanonato – è di mantenere sia il controllo sia la maggioranza del capitale in mano allo Stato: una quota sarà riservata ai dipendenti". Catricalà ha tuttavia spiegato come, prima che il Decreto del presidente del consiglio dei ministri per la privatizzazione "sia approvato nel suo primo schema, non è possibile con serietà anticipare quali potrebbero essere le modalità di cessione né se ci saranno diverse fasi di vendita con diverse modalità".

Il sottosegretario ha aggiunto: "Per continuare a creare valore il Governo ritiene che il processo di privatizzazione del gruppo Poste Italiane debba avvenire mantenendo l'unitarietà del gruppo". I dettagli dell'operazione non sono stati ancora definiti: è il Ministero dell'Economia che sta definendo in questi giorni la quota che rimarrà in mano allo stato. Catricalà infine ha rivelato che non verrà privatizzata solo Poste: "Credo per quello che so che Poste non sia l'unica privatizzazione che si farà in questo periodo. Penso che sia parte di un più generale disegno in modo che il colpo che si dà al nostro debito possa essere un colpo sostanzioso e non limitato solamente a una scrematura".

In questo quadro la SLC-CGIL è pronta a dare battaglia. Nei giorni scorsi il sindacato dei lavoratori della comunicazione ha diramato un comunicato in cui si afferma che "occorre grande attenzione quando si avviano processi di privatizzazione anche in casi come questo dove comunque la parte pubblica rimarrebbe largamente maggioritaria: questo ha la sua importanza, assunta la peculiarità di ‘servizio pubblico' svolto dal gruppo. Tuttavia, i dubbi si infittiscono se consideriamo almeno due dati. Il primo riguarda la qualità imprenditoriale di quei soggetti privati che si sono misurati con la privatizzazione di asset strategici per il sistema paese; il secondo attiene alla considerazione che il progetto di parziale privatizzazione di Poste sia ispirato – ancora una volta – alla necessità di ‘fare cassa' e non a una visione strategica che, invece, questa azienda deve avere". Massimo Cestaro, segretario dell'SLC, ha continuato: "Poiché abbiamo sotto gli occhi tutta intera la vicenda Telecom, sappiamo con quali criteri sia stata fatta la sua privatizzazione; sappiamo che il privato ha fatto infinitamente peggio di quanto non abbia fatto il pubblico; sappiamo che proprio questo governo e questo Presidente del Consiglio siano rei di una colpevole latitanza (non sapremmo dire anche quanto disinteressata) su una vicenda che, con ogni probabilità, porterà all’impoverimento di una azienda che è stata all’avanguardia a livello mondiale. Sappiamo, cioè, che questo è un paese incapace non solo di sviluppare, ma nemmeno semplicemente di tutelare le proprie eccellenze e ciò per via di una combinazione micidiale tra una politica miope coi pensieri cortissimi e ‘grandi' imprenditori privati con mani lunghissime".

Ed anche in merito alla promessa di "unitarietà del gruppo" fatta da Catricalà il sindacato non si fida: "Al di là dei proclami rassicuranti di queste ore, temiamo che nel tempo si faccia strada l’idea dello spacchettamento dell’azienda. Tecnicamente, si chiama ‘valorizzazione degli asset aziendali': espressione che fa molto effetto nel forbito linguaggio manageriale, ma che in concreto vuol dire ‘spezzatino' finalizzato a garantire utili agli azionisti".

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