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Primo via libera a reato di tortura. Amnesty: “Inutile e inapplicabile”

Con 195 voti a favore, il Senato ha approvato il provvedimento di legge che mira a introdurre il reato di tortura nell’ordinamento penale italiano, come richiesto dalla convenzione dei diritti dell’uomo ratificata dall’Italia oltre 20 anni fa. Il testo ora torna alla Camera per l’approvazione definitiva. Associazioni umanitarie e attivisti per i diritti umani sostengono però sia un “testo impresentabile e inapplicabile”.
A cura di Charlotte Matteini
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Il Senato ha approvato la legge per l'istituzione del reato di tortura nell'ordinamento italiano. Con 195 voti a favore, 8 contrari e 34 astenuti, il provvedimento è stato approvato e ora dovrà passare nuovamente alla Camera dei deputati per la quarta lettura. Il governo mira all'approvazione definitiva entro la fine dell'attuale legislatura. Il provvedimento di legge per i'introduzione del nuovo reato di tortura nell'ordinamento penale era stato già approvato la prima volta dal Senato oltre tre anni fa: il 5 marzo del 2014. Da quella data, si è poi assistito al continuo rimpallo del provvedimento tra le due camere. "Oggi è stato compiuto un passo decisivo per l'introduzione del delitto di Tortura nel nostro ordinamento. Il voto a larghissima maggioranza del Senato, con soli 8 contrari e 34 astenuti, ci consente finalmente di sbloccare una fase di stallo che è durata troppo. Il testo, frutto delle necessarie mediazioni parlamentari, ci avvicina all'obiettivo di introdurre nel nostro ordinamento una nuova figura di reato, su cui anche molti organismi internazionali sollecitano da tempo il nostro Paese. Ora l'auspicio è che la Camera approvi in tempi rapidi e in via definitiva la legge, colmando così un vuoto normativo molto grave", ha commentato il ministro della Giustizia Andrea Orlando a margine dell'approvazione della testo di legge.

Il testo si compone di due articoli, che introducono il reato di tortura nel codice penale con gli articoli 613 bis e 613 ter, attribuendo alla fattispecie "dignità e disciplina autonome di reato" e non come mere aggravanti. La nuova legge prevede per chi commette tortura pene da 4 anni a 10 anni, fino a 15 anni in caso il reato sia commesso da un pubblico ufficiale e fino all'ergastolo in caso di morte dolosa del torturato, sancendo inoltre la totale "inutilizzabilità a ogni fine" di informazioni e dichiarazioni rese sotto tortura, se non come fonti di prova per la responsabilità del torturatore.

L'approvazione del provvedimento non ha però riscosso grande successo e da più parti piovono infatti dure critiche. Sinistra italiana parla di accordo al ribasso, sottolineando che il testo originale approdato tre anni fa in parlamento sarebbe stato stravolto. "Il provvedimento arrivato in Senato, stravolto da PD e da FI, è un accordo talmente al ribasso che adesso piace persino alle destre, che da sempre lo hanno osteggiato. Con Sinistra Italiana voto convinto di astensione (che al Senato equivale al voto contrario). Come ha ricordato il senatore Mineo in dichiarazione di voto, si è fatta una operazione simile a quella della Commissione di inchiesta sulle banche: per trovare l'accordo con le destre si è devitalizzato il testo originale", ha dichiarato Massimo Cervellini poco prima del voto ufficiale.

Anche il senatore dem Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti Umani, non ritiene il provvedimento approvato all'altezza delle aspettative: "Il primo giorno della legislatura, il 15 marzo del 2013, presentai un ddl sulla tortura. Quanto accaduto in questi anni è stato lo stravolgimento di quel testo che ricalcava lo spirito profondo che aveva animato le convenzioni e i trattati internazionali sul tema. E le modifiche approvate lasciano ampi spazi discrezionali perché, ad esempio, il singolo atto di violenza brutale di un pubblico ufficiale su un arrestato potrebbe non essere punito. E anche un'altra incongruenza: la norma prevede perché vi sia tortura un verificabile trauma psichico. Ma i processi per tortura avvengono per loro natura anche a dieci anni dai fatti commessi. Come si fa a verificare dieci anni dopo un trauma avvenuto tanto tempo prima? Tutto ciò significa ancora una volta che non si vuole seriamente perseguire la violenza intenzionale dei pubblici ufficiali e degli incaricati di pubblico servizio in danno delle persone private della libertà, o comunque loro affidate".

Anche le organizzazioni umanitarie non si ritengono affatto soddisfatte del provvedimento appena licenziato dal Senato: "Un testo impresentabile, distante e incompatibile con la Convenzione internazionale contro la Tortura. Questa legge qualora venisse confermata sarebbe difficilmente applicabile: il limitare la Tortura ai soli comportamenti ripetuti nel tempo e a circoscrivere in modo inaccettabile l'ipotesi della Tortura mentale è assurdo per chiunque abbia un minimo di conoscenza del fenomeno della Tortura nel mondo contemporaneo. Prendiamo atto con rammarico ìdel fatto che la volontà di proteggere, a qualunque costo, gli appartenenti all'apparato statale, anche quando commettono gravi violazioni dei diritti umani, continua a venire prima di una legge sulla Tortura in linea con gli standard internazionali che risponda realmente agli impegni assunti 28 anni fa con la ratifica della Convenzione", hanno commentato le associazioni Antigone e Amnesty international in una nota congiunta diffusa a margine della votazione a Palazzo Madama.

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