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Potenza, morta durante un intervento: arrestati tre medici

Elisa Presta, 71 anni, è morta lo scorso anno sotto i ferri. Arrestati i medici presenti in sala operatoria: avrebbero continuato a operarla anche quando era ormai senza vita.
A cura di Susanna Picone
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Tre medici dell’ospedale San Carlo di Potenza sono stati arrestati con l'accusa di omicidio colposo e cooperazione nel delitto colposo per la morte di Elisa Presta, una donna di 71 anni scomparsa il 28 maggio dello scorso anno. La paziente morì sotto i ferri mentre si sottoponeva a un intervento per il posizionamento di una valvola aortica. I medici arrestati e finiti ai domiciliari sono il dottor Nicola Marraudino, primario 54enne del reparto di Cardiochirurgia e direttore dell'unità operativa – accusato anche di aver falsificato il registro operatorio – insieme ai medici Michele Cavone, 61 anni, e Matteo Galatti, 46 anni. L'ordinanza è stata emessa dal gip di Potenza, il magistrato Luigi Spina, su richiesta della Procura della Repubblica. Dalle indagini sarebbe emerso che i tre medici, nel tentativo di evitare controlli e guai giudiziari, avrebbero continuato a operare il corpo della donna anche dopo la morte. Poi avrebbero scritto sulla cartella clinica che la paziente era morta per “complicanze”.

Le intercettazioni sul caso di Elisa Presta diffuse da Basilicata 24

La Squadra Mobile aveva avviato le indagini sul caso cinque mesi dopo l'accaduto a seguito di una denuncia anonima e aveva interrogato medici e infermieri che avevano partecipato all’intervento oltre ai familiari della donna morta. Successivamente, la Procura ha acquisito la registrazione di una conversazione del dottor Cavone, inizialmente diffusa lo scorso agosto da Basilicata 24, in cui lo si sente ammettere gravi comportamenti suoi e di altri medici, compreso il primario, durante l’intervento di cardiochirurgia. Altre due intercettazioni sono state consegnate dal direttore del sito agli investigatori entrando così a far parte “del quadro complessivo di elementi a carico degli indagati”. L'ipotesi è che l’intervento chirurgico, andato male, avrebbe causato la morte della donna e i medici, nel tentativo di coprire gli errori, avrebbero continuato ad operare.

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