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Portogallo, la polizia protesta contro i tagli ai salari. Agenti manganellati dai colleghi in servizio

Migliaia di agenti di polizia hanno manifestato contro i tagli ai salari decisi dal governo. Quando hanno tentato di sfondare il cordone di sicurezza imposto dai colleghi davanti al Parlamento sono stati manganellati. Il bilancio è di 10 feriti, due dei quali finiti in ospedale.
A cura di Davide Falcioni
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Migliaia di agenti di polizia aderenti al sindacato Cgtp sono scesi in piazza ieri a Lisbona davanti alla sede del parlamento portoghese, con lo scopo di protestare contro la riduzione dei salari che sta coinvolgendo praticamente tutti i lavoratori del settore pubblico nel paese. Ebbene, la manifestazione, dapprima pacifica, è degenerata quando alcuni agenti contestatori hanno tentato di forzare il cordone di sicurezza imposto dai loro colleghi in servizio. Ne sono nati degli scontri piuttosto duri: almeno 10 persone – tra poliziotti in servizio e poliziotti manifestanti – hanno riportato ferite non gravi e guaribili nell'arco di pochi giorni. Due di loro sarebbero stati ricoverati in ospedale. Tuttavia alcuni manifestanti sono riusciti a superare le barriere di protezione, entrando nei locali antistanti la sede del parlamento. Il presidente dell'assemblea Assuncao Esteve ha successivamente ricevuto una delegazione degli agenti.

I manifestanti, tra i quali erano presenti anche altri lavoratori del pubblico impiego, criticavano le misure economiche "lacrime e sangue" imposte dal governo sotto indicazione della troika, che aveva garantito un prestito di 78 miliardi di euro al paese in cambio di pesanti riforme che hanno colpito soprattutto i lavoratori. La richiesta di aiuti a Fondo Monetario Internazionale, Bce e Unione europea era stata inoltrata nel 2011 e dopo quasi tre anni la situazione economica del paese è decisamente peggiorata: le misure di austerity hanno infatti incrementato la disoccupazione, oltre a tagliare salari e pensioni.

Di recente un duro attacco alle politiche della troika era arrivato direttamente da un componente della commissione Lavoro e affari sociali del Parlamento Europeo. Il relatore – Alejandro Cercas – ha affermato che Commissione europea, Fondo monetario internazionale e Banca centrale europea hanno lavorato "come macellai", sbagliando "misure e tempi di applicazione" nei confronti di Grecia, Portogallo, Irlanda e Cipro. Cercas ha definito “urgentissimo” un piano per il lavoro “finanziato con lo 0,5% del prodotto interno lordo, quando per le banche è stato usato il 7%”. L’europarlamentare ha chiosato: “È arrivato il momento di riprendere in mano la situazione sociale e di riparare i danni”.

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