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Pompei e i crolli, la rovina di una città stanca

Altri due muri venuti giù nelle ultime ore; sebbene di età moderna e, dunque, di alcun valore archeologico, ricordano come la situazione debba necessariamente essere tenuta sotto controllo.
A cura di Nadia Vitali
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Altri due muri venuti giù nelle ultime ore; sebbene di età moderna e, dunque, di alcun valore archeologico, ricordano come la situazione debba necessariamente essere tenuta sotto controllo.

La notizia dell'ultimo crollo, fortunatamente, questa volta potrà preoccuparci un po' meno; ad essere interessate, due costruzioni di  età moderna, un muro che delimita l'area esterna della necropoli di Porta Ercolano ed un altro che fa da contenimento ad un terrapieno retrostante. Tuttavia, ancora vivo è il ricordo del crollo di pochi giorni fa, seguito ad una forte pioggia che ha colpito il napoletano e quest'ultimo evento spinge, ulteriormente, a non abbassare la guardia.

Perché Pompei, patrimonio dell'umanità, molto probabilmente non porrà fine così alla sua silenziosa ed efficace protesta contro l'incuria che ha travolto questo vero e proprio gioiello, rimasto nascosto agli occhi di tutti e protetto dalle intemperie fino al XVIII secolo e, attualmente, meta di più di due milioni di turisti ogni anno e soggetto ai capricci meteorologici. Pompei crolla perché è esposta al cielo e alla gente, ma, soprattutto, Pompei crolla simbolicamente, mentre il nostro paese viene investito da una crescente ondata di ignoranza superba e vanitosa; quell'Italia in cui si venivano ad istruire i rampolli delle famiglie aristocratiche di un tempo, nel corso del Grand Tour, non merita più le sue ricchezze.

Prova ne sono le reazioni strumentali, le accuse, gli inviti alle dimissioni da qualunque parte provengano e in qualunque direzione essi vadano; sentimenti condizionati dall'opportunità che può fornire questo vecchio gigante che si sgretola, piuttosto che dal dolore che prova, allorquando viene a sapere di un nuovo crollo, chi ha amato quelle vecchie pietre, coperte di erbacce, quei calchi in gesso, quegli edifici che ancora narrano le storie che dentro di essi si sono succedute, quegli affreschi, di cui alcuni potevano essere «compresi» solo una volta diventati adulti. Solo chi sospira di sollievo quando scopre che l'angolo che maggiormente amava è stato, per questa volta, risparmiato, può comprendere la gravità di quanto sta realmente accadendo.

Pompei sta lanciando messaggi fin troppo chiari che, tuttavia, nessuno di quanti sono preposti alla tutela e alla salvaguardia di questo enorme museo en plein air sembra voler recepire. Non c'è da dubitare in merito: finché la guerra delle ingiurie, scatenata dalla bella città perduta, continuerà in tutta la sua sterilità, i crolli non si fermeranno. Non saranno le parole, e men che mai le vuote parole delle miserie politiche, a consolare questa stanca ed anziana signora.

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