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Pompei, al via i lavori nell’area non scavata: “Il più grande cantiere dal dopoguerra”

Un cantiere nell’ambito del “Grande Progetto Pompei” coinvolgerà ben 22 ettari dell’area non scavata e permetterà il ritrovamento di strutture e reperti, ma soprattutto metterà al riparo dal rischio idrogeologico gli interi scavi del Parco archeologico di Pompei.
A cura di Redazione Cultura
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Dal dopoguerra in avanti è il più grande intervento nell'area non ancora scavata del Parco archeologico di Pompei, ben 22 ettari di terreno. In tutto l'intervento durerà due anni, alla fine dei quali gli interi Scavi archeologici di Pompei diretti da Massimo Osanna saranno in totale e completa sicurezza. E così, con l'apertura di questo nuovo progetto, tutta quella porzione di terreno che circonda l’area non scavata di Pompei permetterà di far ripartire i cantieri della Regio I, II e III precedentemente bloccati a causa di un ricorso al TAR.

Nello specifico, l'intervento prevede il consolidamento di oltre due chilometri di muri antichi, mentre l’area non scavata sarà oggetto di intervento di mitigazione del rischio idrogeologico. In pratica, sarà assicurato un adeguato drenaggio del suolo che consentirà di ridurre la spinta del terreno sui muri antichi, problema decisamente significativo nel periodo delle piogge che negli anni scorsi ha portato a diversi crolli.

L’intervento rientra nel Grande Progetto Pompei e durerà due anni. Al fine di continuare a garantire la fruibilità del sito, saranno diversi i microcantieri che sorgeranno uno dopo l'altro per non intralciare il percorso di turisti, visitatori e lavoratori.

Tra gli interventi in programma il grande cantiere prevederà anche un vero e proprio scavo nella Regio V, il cosiddetto “cuneo”, un’area di oltre 1000 metri quadrati nella zona posta tra la casa delle Nozze d’Argento e gli edifici alla sinistra del vicolo di Lucrezio Frontone, che porterà in luce strutture e reperti di ambienti privati e pubblici che contribuiranno ad arricchire la conoscenza del sito e lo stato di avanzamento della ricerca archeologica.

Sul pianoro delle regiones IV e V, dove è in corso l’allestimento dell’area logistica, è in programma l’installazione di un laboratorio di studio archeologico dei reperti che saranno rinvenuti. Il Direttore Generale del Parco archeologico di Pompei, Massimo Osanna, ha così commentato l'apertura del grande cantiere:

Finora si era sempre proceduto per piccoli interventi di tamponamento sui fronti di scavo, nei punti più critici. Adesso si procederà in maniera radicale al consolidamento dei fronti e a risolvere il problema dell’acqua che si accumula nei terreni esercitando pressione sulle pareti e sulle facciate delle domus portati alla luce, che hanno finito per costituire una sorta di argine di contenimento dei terreni che impregnati di acqua piovana vi esercitavano pressione esponendoli al pericolo di cedimento.

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