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Poletti: “Quattordicesima aumenterà del 30% per le pensioni più basse”

Il ministro del Lavoro ha annunciato le novità delle misure sulle pensioni che verranno attuate con la legge di Stabilità nel corso di un’intervista al Corriere della Sera.
A cura di C. T.
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In un'intervista al Corriere della Sera, il ministro del Lavoro e del Welfare, Giuliano Poletti, ha annunciato le novità delle misure sulle pensioni che verranno attuate con la legge di Stabilità. Tra queste, un aumento della quattordicesima per i pensionati con gli assegni più bassi.

"Per le persone che la prendono già, cioè quelle che hanno un importo di pensione fino a 1,5 volte il minimo (750 euro circa) l’incremento sarà intorno al 30%. Per chi ha una pensione tra 1,5 e 2 volte il minimo (750-1.000 euro circa) la quattordicesima sarà introdotta per la prima volta in una misura pari a quella finora erogata alla vecchia platea (da 336 a 504 euro in base ai contributi versati). Questo per evitare sperequazioni a favore delle pensioni più alte", ha spiegato Poletti, che ha poi sotolineato come la vecchia quattordicesima arrivi a un massimo di 650 euro, ma e che, nonostante le "cifre esatte saranno definite nella legge di Bilancio", "l’ordine di grandezza" dovrebbe esserre grossomodo questo.

Sul fronte lavoro, il ministro ha annunciato modifiche in arrivo per la decontribuzione sulle assunzioni. È "possibile" ad esempio, ha spiegato, che riguardi solo gli under 35. "Credo che lo sgravio 2017 verrà concesso secondo criteri selettivi volti a favorire l’occupazione giovanile e al Sud", ha aggiunto.

Per quanto riguarda il dato di oltre 107 mila italiani emigrati all'estero, un terzo dei quali di giovane età, Poletti ha ammesso che esiste il "tema dei salari". Secondo il ministro, "bisogna aumentare il reddito dei lavoratori e il governo è impegnato a studiare un taglio strutturale del cuneo fiscale a partire dal 2018. Detto questo, credo che vada distinto chi liberamente sceglie di partire da chi è costretto a farlo perché non trova lavoro". In ogni caso, ha ricordato Poletti, "a fronte di centomila italiani che vanno all’estero ce ne sono milioni che restano da noi a studiare e lavorare. Non vorrei passasse l’idea che quelli che se ne vanno sono più bravi di quelli che restano".

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