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“Poletti fuori dai piedi”: il flash mob di protesta davanti al ministero del Lavoro

Un gruppo di manifestanti si è riunito davanti al ministero, per consegnare al titolare della delega al Lavoro un biglietto aereo di “sola andata” con destinazione “a quel Paese” dopo le discusse dichiarazioni di due giorni fa sui cervelli in fuga.
A cura di C. T.
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Mentre in Senato è stata depositata una mozione di sfiducia nei confronti del ministro del Lavoro Giuliano Poletti a firma Sinistra Italiana, Lega Nord, Movimento 5 Stelle e parte del gruppo misto, davanti al dicastero di via Veneto è andato in scena un flash mob di protesta da parte di una trentina di ragazzi del mondo della ricerca e associativo. La ragione è sempre quella: le frasi pronunciate dal ministro due giorni fa.  "Se 100mila giovani se ne sono andati dall'Italia, non è che qui sono rimasti 60 milioni di ‘pistola'. Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi", aveva detto Poletti, scatenando reazioni e proteste.

Così intorno alle 13 e 15 il gruppo di manifestanti si è riunito davanti al ministero, per consegnare al titolare della delega al Lavoro un biglietto aereo di "sola andata" con destinazione "a quel Paese". L'azione è stata promossa dalla rete Act – Agire Costruire Trasformare, con l'adesione di Adi, Arci, Flc Cgil e Link

Secondo Alberto Campailla, attivista di Act e uno dei promotori del flash mob, "le dichiarazione di Poletti sono offensive e indignano una generazione che è stata condannata a un futuro di precarietà dal suo governo e quelli degli ultimi 20 anni di politica italiana". Sul ministro e sul governo, ha aggiunto, "grava la responsabilità del fallimento del Jobs Act che ha portato a un incremento della precarietà. Lo dimostrano i dati dell’Istat che indicano un aumento del 32 per cento nell’utilizzo dei voucher come strumento di retribuzione".

La protesta è stata accompagnata su Twitter dall'hastag #PolettiFuoriDaiPiedi. In una nota, Act ha spiegato di considerare le parole di Poletti sui giovani in cerca di lavoro all'estero "l'ultimo episodio della guerra contro un'intera generazione, innescata dal ministro del Lavoro e dall'(ex) governo" Renzi, il "più giovane della storia repubblicana, una guerra condotta con una notevole varietà di insulti, ma soprattutto a colpi di precarietà". Le  politiche messe in campo "hanno ottenuto un livellamento verso il basso dei diritti, una redistribuzione delle risorse dal basso verso l'alto, il contenimento dei salari e del welfare".

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