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“Piuttosto che darti nostro figlio lo uccido e mi ammazzo”, poi l’omicidio-suicidio

La tragedia di Sambucheto di Recanati, nel Maceratese, dove una donna di 32 anni, Laura Paoletti, avrebbe ucciso il figlio, 7 anni, per poi suicidarsi. Ora l’avvocato del marito e padre del bimbo, rivela degli scioccanti particolari sul passato della donna.
A cura di Biagio Chiariello
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Gli inquirenti sembrano non avere più dubbi: il dramma avvenuto sabato pomeriggio a Sambucheto di Recanati (Macerata), dove una mamma di 32 anni, Laura Paoletti, ha ucciso il figlio, Giosuè, 7 anni, con un fucile da caccia e poi si è suicidata, sarebbe un omicidio-suicidio. Sembra che la donna già  in passato avesse minacciato di togliersi la vita e di uccidere il bambino: “Aveva detto a Lorenzo e ai genitori di lui, quando c'erano contrasti per fargli vedere il figlio: ‘Piuttosto che dartelo lo ammazzo e mi ammazzo’”. Lo scioccante particolare è rivelato l'avvocato Maria Elena Sacchi, che assiste Lorenzo Lucaroni, il geometra di 38 anni di Recanati, papà di Giosuè. “Quelle cose le aveva dette quando ancora convivevano” aggiunge il legale. Una separazione “che andava bene a tutti e due. Su quella erano d'accordo, perché da tempo le cose tra loro non funzionavano – dice il legale – .Lui era rimasto con lei per stare insieme al bambino. La amava ancora? Direi proprio di no” spiega ancora l’avvocato.

Forse tra i timori della donna c'era il fatto che il bambino si potesse affezionare troppo al padre, che, in base a un recente accordo, aveva ottenuto di vederlo due volte a settimana. Stando ad alcune testimonianze, Giosuè era sempre molto a suo agio con il papà, e i parenti di quest'ultimo hanno raccontato che vederli insieme "era un godimento". Stando al racconto della Sacchi, la Paoletti “quando aveva avuto il figlio era diventata una madre molto apprensiva, voleva stare sempre esclusivamente lei con il bambino. Non voleva che qualcuno andasse a prenderlo a scuola, ma voleva andarci lei. E all'epoca in cui convivevano voleva che il bambino dormisse con loro. Lui – spiega ancora il legale – ha resistito per il bene del bambino, poi lo scorso anno c'è stata la decisione di troncare la storia”.

La situazione sarebbe peggiorata dopo la separazione. Il marito in questo periodo aveva convinto Laura a seguire una terapia di coppia da uno psicologo: “Solo che lei andava le prime volte e poi interrompeva. Aveva deciso di fare questi percorsi con lei perché la vedeva molto apprensiva con il bambino” dice ancora l'avvocato dell’uomo. "Laura viveva la situazione di conflitto tipica di due persone che si sono lasciate e debbono gestire questa fase patologica, diciamo, della crisi che riguardava la gestione del bambino – ha detto il legale della donna, l'avv. Alessandra Perticarà -. Avere una causa di diritto di famiglia o di regolamentazione è sempre un fatto personale che chiunque vive intensamente. Però non c'erano questioni particolari".

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