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Pistelli va all’Eni: il cane a sei zampe guiderà la politica estera italiana?

Lapo Pistelli lascia il governo e si prepara a entare in Eni: sembrerebbe una delega di Renzi alla gestione della politica estera italiana da parte del cane a sei zampe. Pistelli potrebbe però servire a far entrare definitivamente il gruppo nella “serie A” del settore energetico mondiale, a beneficio degli azionisti e dell’Italia tutta…
A cura di Luca Spoldi
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Lapo Pistelli si è dimesso da neppure 24 ore da viceministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale in vista della nomina “fra poche settimane”, come precisa una nota del governo, a Senior Vice President con funzioni di stakeholder relations for business development support all’interno di Eni Spa, che in molti si chiedono cosa significhi questa nomina e se sia un bene o un male per l'Italia oltre che per gli azionisti privati del gruppo.

In buona sostanza il 51enne deputato Pd, che sempre secondo la nota di Palazzo Chigi “lascerà anche il Parlamento” “tra poche settimane”, già responsabile dell’Ufficio esteri del Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana tra il 1987 e il 1991, chiamato nel 2007 da Walter Veltroni a ricoprire l’incarico di responsabile nazionale Esteri e Relazioni Internazionali per il Partito Democratico (incarico confermato sotto le segreterie Franceschini e Bersani), andrà a promuovere il business internazionale del cane a sei zampe, e a tenere i rapporti con gli stakeholders, in particolare in Africa e Medio Oriente, oltre a occuparsi dei progetti sulla sostenibilità.

Così presentata, sembrerebbe una nomina che preclude quasi a prendere in mano una politica estera nella quale finora il governo Renzi non ha certamente brillato, da parte di quelle che è forse la nostra maggiore multinazionale, l’unica realmente presente in 83 paesi di tutto il mondo con 84.400 dipendenti (solo 26.200 dei quali in Italia), nonché l’unica ad essere integrata verticalmente lungo l’intera filiera produttiva, dall’upstream (esplorazione, sviluppo ed estrazione di olio e gas naturale, attività presente in 40 paesi al mondo tra cui Gran Bretagna, Norvegia, Kazakhstan, Egitto, Angola, Ghana, Libia, Stati Uniti e Venezuela) al mid-downstream (Eni commercializza gas in Europa, Gnl su scala mondiale, produce e vende energia elettrica, processa petroli greggi e cariche petrolifere per carburanti, lubrificanti e prodotti chimici, oltre ad essere attiva nel trading di olio, gas naturale, Gnl ed energia elettrica), anche tramite la controllata Saipem (in tutto il gruppo controlla 304 società).

Se il curriculum di Pistelli non dovrebbe dare adito a dubbio alcuno in merito alle sue competenze nel campo che andrà a governare (anche in Parlamento Pistelli ha più volte fatto parte della Commissione Esteri, della Commissione Affari Economici e Finanziari e della Commissione Affari Esteri e Comunitari di cui è tuttora membro), qualche perplessità desta il fatto che il passaggio dal governo ad Eni avvenga senza neppure un periodo “sabbatico” che consenta di far “decantare” relazioni politiche che potrebbero dar adito a qualche sospetto se venissero portate di pari passo all’interno di Eni per favorire una singola, sia pur grande azienda, a discapito di altri suoi concorrenti esteri ed italiani, con un evidente rischio di conflitto d’intereressi.

Siccome però di “anime candide” non ne sono rimaste molte in giro e anche negli Stati Uniti e in Europa, per non dire in Asia, si vedono sempre più di frequenti ex “grand commis” diventare quello che gli anglosassoni chiamano “door opener” (coloro che servono ad aprire porte, che altrimenti sarebbe difficile aprire) ogni finto scandalo sarebbe fuori luogo. L’operato di Pistelli, la sua capacità di trasformare l’Eni in una sorta di succursale della Farnesina per proteggere più efficacemente alcuni interessi strategici del paese, in particolare per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico a costi ragionevoli (tanto più critico per sostenere nel tempo una ripresa ancora stentata in quanto l’Italia è paese totalmente dipendente dalle sue importazioni di energia), andrà valutato in base ai fatti.

Anche per questo è comprensibile come finora dagli analisti di borsa non siano giunti commenti di sorta, mentre anche il titolo in borsa è parso muoversi più in sintonia con l’andamento delle quotazioni petrolifere e con l’aumento o la diminuzione del premio per il rischio correlata all’evoluzione della crisi greca, che al potenziale “cambio di pelle” in atto con la nomina di Pistelli. Anzi, a scorrere le ultime analisi sembrerebbe che agli analisti e investitori interessi principalmente capire come andrà a finire per Saipem, la controllata attiva nell’esplorazione e realizzazione di infrastrutture come il gasdotto Blue Stream (e in futuro forse Turkish Stream) che secondo alcuni potrebbe vedere nei prossimi mesi una parziale cessione (si parla di un 20%) al Fondo strategico italiano di Cdp della quota in mano all’Eni (il 42,9%).

Una cessione del 20%, fanno sapere gli esperti di Jp Morgan, “consentirebbe al gruppo di ridurre il gearing (leva finanziaria, ndr) dal 31% al 20%, con un limitato impatto sugli utili per azione, che passerebbero da 0,55 euro a 0,53 euro”. L’operazione, assieme ad un andamento della generazione di cassa migliore delle attese negli ultimi trimestri, potrebbe effettivamente consentire ad Eni di ridurre i rischi del proprio business model in una fase di mercato ancora molto difensiva. Pistelli, d’altro canto, potrebbe rafforzare quella “base line” di cui parlano anche gli analisti del Credit Suisse che è finora andata meglio del previsto, con nuovi contratti siglati nel campo dell’esplorazione e produzione e qualche cessione nel settore della raffinazione e distribuzione in Europa.

Incrementare la produzione in un momento in cui le basse quotazioni del petrolio stanno agendo da stimolo per ridurre anche i costi estrattivi potrebbe consentire di garantirsi una maggiore tranquillità (e in prospettiva maggiore redditività) in futuro. Ad Eni in questi anni è sembrata mancare la capacità di gestire efficacemente grandi progetti, come Kashagan, Goliat, e i giacimenti di Gnl del Mozambico, mentre progetti di minori dimensioni sono stati integrati con successo nella linea produttiva, migliorando gradualmente il profilo del gruppo italiano, che ormai può aspirare a giocare in “seria A”. E’ dunque auspicabile che la nomina di Pistelli consenta di compiere questo definitivo salto di qualità, a beneficio sia degli azionisti privati del cane a sei zampe sia degli interessi strategici dell’ex “bel paese”.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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