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Pippo Casellati alla Colombaia di Ischia. Intervista allo “spazialista ritrovato”

Il pittore veneziano, amico di Lucio Fontana, dopo 20 anni di assenza dalla scena artistica espone i suoi dipinti nell’incantevole Villa Colombaia di Ischia, fino al 31 ottobre.
A cura di Luca Iavarone
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Residenza estiva del maestro Luchino Visconti, immersa nella fitta vegetazione della macchia mediterranea, incastonata tra cielo e mare, tra luce e quiete, con vista sulla baia di Napoli, la Villa Colombaia a Forio d’Ischia ha da sempre esercitato un fascino indescrivibile.

Oggi, sede del Museo Luchino Visconti gestito dalla Fondazione omonima, la Villa si fa cornice di prestigiosi eventi culturali e, dal 14 settembre – quando ha inaugurato all’ora del tramonto – fino al 31 ottobre, ospita la personale del pittore veneziano Pippo Casellati. A curare la mostra è Karine Trotel la quale per la Colombaia ha in programma una ricca rassegna di eventi e incontri d’arte, una rassegna che è messaggio, reazione, risposta alle recenti vicissitudini della villa ischitana. Solo poche settimane fa, infatti, la Colombaia, per le critiche condizioni economiche in cui versa la Fondazione che la gestisce, è stata sottoposta a pignoramento: tutti gli arredi, gli oggetti e persino l’archivio fotografico del Museo, sono stati inventariati per finire ben presto all’asta. Ma intanto ci si attiva con importanti iniziative culturali, la prima delle quali è appunto la mostra Luci di spazio e di tempo.

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Questa personale rappresenta il ritorno richiestissimo e auspicato di Casellati, il ritorno di un maestro che 20 anni fa, con grande dispiacere di collezionisti, critici e curatori, decise di ritirarsi da un sistema dell’arte di cui non condivideva logiche e dinamiche. Come hanno raccontato durante il vernissage, la storia dell’incontro tra curatrice e artista ha dell'incredibile e dell'indispensabile: lei conosce il lavoro del pittore tramite alcuni collezionisti; tempo dopo, incontra l’artista e, quasi per caso, lo scopre autore di quei quadri che tanto l’avevano colpita. È allora che scatta la proposta di un ritorno in scena, proposta alla quale l’artista cede finalmente.

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È così, grazie a questo incontro, che possiamo ammirare la brillante caleidoscopica pittura di Pippo Casellati alla Colombaia. Classe 1932, l'artista esordì negli anni ’60, epoca in cui veniva annoverato tra gli Spazialisti, quei pittori che, su iniziativa di Lucio Fontana, erano alla ricerca di un superamento dell'arte tradizionale, per un inserimento delle dimensioni del tempo e dello spazio nel quadro, al fine di mostrare come, anche in campo puramente pittorico, esista la tridimensionalità. Pur essendo entrato in contatto con maestro Fontana ed essendo da lui supportato, Casellati mai ha dichiarato appartenenza artistica esclusiva al movimento spazialista, con cui comunque condivideva la ricerca sull’infinito dello spazio e del tempo.

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Se Lucio Fontana “ha volato” oltre la tela, Casellati ha voluto invece rimanere in una dimensione naturalista e umanista. “Sostanzialmente ero un figurativo”, sostiene. Eppure le immagini da lui dipinte, o create con ritagli di giornale e altri materiali, sono visioni astratte: tempeste, turbinìi, vere e proprie esplosioni di colori, figlie di una gestualità forte sì, ma anche controllata. E proprio i colori, vivaci, sfumati, espressivi, tradiscono le origini veneziane dell’autore e insieme conferiscono connotati di verità, densità, palpabilità alle sue creazioni, che rimangono volutamente vicine alla natura, alla realtà, all’uomo.

Infatti, come scrive chiaramente Giorgio Kaisserlian a proposito di Casellati, “La sua testimonianza ha il peso di un’insistente, implacata domanda rivolta al protagonista del mondo visivo, la figura umana, ben consapevolmente individuata come centro d’ogni possibile percezione”.

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