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Pil, segnali di ripresa: nel primo trimestre 2015 +0,1%

Lo rivela l’Istat: la variazione del prodotto interno lordo nei primi tre mesi del 2015 è del +0,1%.
A cura di Davide Falcioni
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Dopo 14 trimestri di recessione l'Italia torna a crescere: secondo l'Istat, infatti, la variazione del prodotto interno lordo nei primi tre mesi del 2015 è del +0,1%. Secondo l'Istituto "i segnali positivi sull’economia italiana si rafforzano". L’indicatore composito anticipatore dell’economia "ha registrato a dicembre una variazione positiva per il secondo mese consecutivo". Per il primo trimestre 2015 "è previsto il ritorno alla crescita del Pil". All'incremento della fiducia di consumatori e imprese fatta registrare a febbraio "si affianca l’aumento della produzione industriale a dicembre e quello del fatturato dei servizi nel quarto trimestre del 2014". La variazione congiunturale reale del Pil previstaper i primi tre mesi del 2015 "è pari a +0,1%, con un intervallo di confidenza compreso tra -0,1% e +0,3%. Tale risultato è la sintesi del contributo ancora negativo della domanda interna (al lordo delle scorte) e dell’apporto favorevole della domanda estera netta". L’ultimo aumento del pil risaliva al secondo trimestre 2011.

Insomma, ci sono segnali positivi sul fronte della crescita, anche se è ancora presto per esultare. Il mercato del lavoro, in particolare, "non mostra chiari segnali di un’inversione di tendenza rispetto a quanto osservato negli scorsi mesi". La percentuale dei posti vacanti nell’industria e nei servizi è rimasta stabile nel periodo ottobre-dicembre 2014 allo 0,5%. Uno stallo che persevera dall’ultimo trimestre del 2013 e che "riflette la fase di stagnazione che si osserva dal lato della domanda di lavoro".

In questo quadro, rivela l'Istat, sui consumatori si fanno sentire gli effetti dei decisi ribassi del petrolio. L’indice dei prezzi al consumo per la collettività è calato dello 0,6% su base annua a gennaio e dello 0,2% a febbraio, secondo le stime preliminari. La riduzione dei costi di produzione, conseguenza del taglio dei prezzi energetici, ha contribuito a contenere l’inflazione di fondo (+0,5% a febbraio).

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