7 CONDIVISIONI

Piero Grasso contro il governo: “Come è possibile dialogare con chi ti prende a schiaffi?”

In occasione del dibattito “Giovanni e Paolo, due italiani”, il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso ha parlato della difficoltà di un dialogo tra magistratura e politica, e della riforma della giustizia voluta dall’esecutivo.
A cura di Alfonso Biondi
7 CONDIVISIONI
Procuratore nazionale antimafia

Anche nel giorno della commemorazione della morte di Giovanni Falcone, non mancano  gli attriti tra magistratura e politica. Oggi il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso e il Ministro della giustizia Angelino Alfano erano presenti al dibattito "Giovanni e Paolo, due italiani", dibattito che si è tenuto nell'aula bunker del carcere dell'Ucciardone e che è stato moderato da Giovanni Minoli.

E proprio a Giovanni Minoli che gli chiedeva una battuta per stemperare la tensione tra magistratura e politica, Grasso ha risposto: "Come è possibile dialogare con chi ti prende a schiaffi, con chi chiama i magistrati matti, cancro, golpisti?" Il procuratore non è quindi rimasto vittima della formalità che una situazione del genere richiederebbe e ha detto tutto quello che aveva da dire. Anche sulla riforma della giustizia, che ha detto di contestare dal titolo. Per Grasso la riforma che ha in mente l'esecutivo "non è una riforma della giustizia ma del rapporto tra magistratura e politica. I magistrati chiedono solo un processo rapido e vogliono che le vittime vedano riconosciute le loro ragioni". Il procuratore ha poi invitato la magistratura a non accettare la rissa e a reagire a ogni tentativo di legittimazione continuando a lavorare nel pieno interesse dei cittadini.

Il Ministro Alfano ha replicato alle parole di Grasso, sottolineando che "nessuna riforma intende mettere i magistrati sotto l'esecutivo" e ricordano un'intervista di Giovanni Falcone nella quale il giudice ribadiva l'importanza della separazione delle carriere. Ma non si è fatta aspettare la replica di Grasso: "la magistratura– ha detto il procuratore- non può essere autonoma se le si toglie la direzione delle indagini".

Ma, nonostante i forti attriti, la lotta alla criminalità organizzata non può prescindere dalla leale collaborazione tra tra magistratura e governo. E Angelino Alfano fissa già il prossimo traguardo: si tratta di Matteo Messina Denaro, ritenuto uno dei più pericolosi criminali in Italia e nel mondo.

7 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views