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“Petaloso”: perché la Crusca non spiega che l’Italiano è già troppo inflazionato?

La risposta della Crusca alla richiesta di poter accogliere nel vocabolario della lingua italiana l’aggettivo ‘petaloso’ è stata gentile, ma forse non tiene conto della viralità demenziale sui social. Ora chi spiega al piccolo Matteo che l’Italiano non ammetterebbe mai un aggettivo di questo genere nel descrivere un fiore, per ragioni di ‘bellezza’ di una lingua già perfetta e ricca così com’ è?
A cura di Silvia Buffo
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Per fortuna il fiore non è 'petaloso', resta 'arancione', 'profumato' e 'fresco'.
Per fortuna il fiore non è ‘petaloso', resta ‘arancione', ‘profumato' e ‘fresco'.

Inutile continuare a dibattere sulla validità o meno dell'aggettivo ‘petaloso', con l'errore ‘intelligente' il bimbo ha dimostrato di conoscere i meccanismi della lingua. Accanto ad altri aggettivi simili presenti nella lingua italiana con suffisso in -oso, il bambino ha percepito come ‘escluso' il suo: voleva descrivere la qualità di un fiore e ha mostrato di avere un ottimo spirito di intuitiva osservazione. Anche la Crusca è d'accordo sull'acuto ragionamento del bimbo e sulla tolleranza della sua maestra nel segnalare il suo errore di ‘petaloso', ed è così che in una lettera ha risposto l'autorevole Accademia:

La parola che hai inventato è una parola ben formata e potrebbe essere usata in italiano così come sono usate parole formate nello stesso modo: tu hai messo insieme petalo + oso, petaloso, pieno di petali, con tanti petali. Allo stesso modo in italiano ci sono pelo + oso, peloso, pieno di peli, con tanti peli e ancora coraggio + oso, coraggioso, pieno di coraggio.

Ma perché illudere il piccolo Matteo e la sua maestra di poter accogliere l'aggettivo? Se è vero che segnalare un errore abbia una funzione didascalica ed educativa perché non cercare di spiegare al bambino, o meglio a chi sostiene con solidarietà la sua richiesta, che il gioco della creatività è bello ma quello della viralità social è pericoloso per l'Italiano già fin troppo inflazionato dalla supremazia dell'Inglese, dalla frenesia del linguaggio da chat e degli sms, dall'inettitudine con cui si tralascia il corretto uso del congiuntivo?

Il piccolo Matteo è un bambino che come tutti nel corso dello svolgimento di un compito può sbagliare ma proprio perché si sbaglia deve essere corretto. La maestra Aurora per non scoraggiare l'ingegno del bimbo, nel commettere un errore ‘gradevole' e ‘logico', ha chiamato in causa la Crusca, per lei l'aggettivo era valido e bello e anche la Crusca ha dato una risposta incoraggiante:

La tua parola è bella e chiara ma sai come fa una parola ad entrare nel vocabolario? Perché entri in un vocabolario, bisogna che la usino tante persone e tante persone la capiscano. Se riuscirai a diffondere la tua parola tra tante persone e tante persone in Italia cominceranno a dire ‘Come è petaloso questo fiore', ecco allora ‘petaloso' sarà diventata una parola dell'italiano.

Forse fin troppo incoraggiante la risposta da parte dell'Accademia della Crusca, dati gli esiti della condivisione sul web. Si sa, le legioni di internet- e con questo inevitabilmente mi viene in mente Eco, che al sostantivo ‘legioni' ci associava l'inequivocabile appellativo ‘imbecilli'- non perdono tempo a provocare e a condividere capillarmente contenuti virali. Semplice! Si tratta di un semplice clic. Anche Matteo Renzi lo ha fatto così: "Grazie al piccolo Matteo, grazie Accademia della Crusca una storia bella, una parola nuova #petaloso", coerente la risposta del premier che di ‘buona scuola' se ne intende.

Prima la maestra e poi la Crusca con l'occasione del tenero errore del bimbo avrebbero forse dovuto spiegare alla classe e agli amanti della sperimentazione linguistica che la nostra lingua italiana è bella e perfetta così com'è. Purtroppo oggi è maltrattata, affitta da inglesismi forzati e dissonanti al fianco della musicalità del lessico italiano, anche la lingua scritta è intaccata come quella parlata, e vale più che mai l'immortale espressione latina ‘repetita iuvant': prima di sensibilizzare sulla sperimentazione linguistica, sarebbe forse il caso di educare alla conservazione e al corretto uso della lingua più bella del mondo, l'Italiano di Dante, Petrarca e Boccaccio ma anche di Manzoni, l'unica da intendersi come prima erede diretta del Latino, lingua di grandezza e perfezione.

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