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Performance climatiche: l’Italia migliora grazie alle energie rinnovabili

Il nostro paese passa dal 16esimo all’11esimo posto nella speciale classifica stilata da Germanwatch sulle “permormance climatiche”.
A cura di Davide Falcioni
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Mentre i leader mondiali si apprestano a trarre le conclusioni della conferenza Cop21, che da una settimana si sta tenendo in una Parigi blindata per il timore di nuovi attacchi terroristici, per l'Italia ci sono buone notizie: il nostro paese ha migliorato le sue performance climatiche e, secondo il rapporto annuale stilato da Germanwatch e Legambiente, resta di poco fuori dalla top ten in una classifica che prende in esame i 58 paesi che producono, insieme, il 90% delle emissioni inquinanti a livello globale.

Il ranking è stato presentato in occasione della Conferenza Mondiale sul Clima: le performance sono state misurate  tramite il Climate Change Performance Index (CCPI) basandosi per il 60% sulle sue emissioni (30% livello delle emissioni annue e 30% il trend nel corso degli anni), per il 20% sullo sviluppo delle fonti rinnovabili e dell'efficienza energetica (10% per ciascun parametro) e per il restante 20% valutando la politica climatica nazionale e internazionale di ciascuna nazione presa in esame.

Come era già accaduto lo scorso anno, anche stavolta le prime tre posizioni della classifica non sono state assegnate poiché Germanwatch ha ritenuto che nessuna nazione ha messo in campo azioni nettamente migliori per contrastare in maniera efficace i cambiamenti climatici in corso e contribuire a mantenere le emissioni globali al di sotto della soglia critica dei 2°C. Ad ogni modo le prime dieci posizioni della classifica sono occupate da Danimarca, Regno Unito, Svezia, Belgio, Francia, Cipro e Marocco. Importante il balzo in avanti dell'Italia, che passa dal sedicesimo posto del 2014 all'undicesimo grazie alla riduzione delle emissioni (-16.1% nel 2013 rispetto al 1990) dovuta al contributo delle rinnovabili (il nostro paese si classifica al sesto posto per il trend di sviluppo delle rinnovabili) e dell’efficienza energetica combinato con la perdurante stagnazione economica. Un buon risultato che tuttavia deve tener conto di un grave deficit, l’assenza di una politica climatica nazionale: nello specifico, per quanto riguarda questo elemento, l'Italia si classifica al 51esimo posto.

Decisamente male la Germania, che dopo molti anni di leadership ha confermato il 22esimo posto dello scorso anno. Il tonfo è dovuto alla quota di lignite nel mix energetico nazionale che non consente la necessaria riduzione delle emissioni indispensabile al raggiungimento dell’ambizioso obiettivo di riduzione entro il 2020 del 40% delle emissioni rispetto al 1990. Germanwatch sottolinea infine i passi in avanti fatti da India, Stati Uniti e Cina, che grazie agli investimenti nel settore delle energie rinnovabili risalgono il fondo della classifica e si posizionano rispettivamente al 25esimo, 34esimo e 47esimo posto.

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