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Perché la Turchia ha bombardato la Siria?

Ankara ha reagito all’attacco siriano subito nella giornata di ieri, incassando anche la solidarietà della Nato. Già chiesta l’autorizzazione del Parlamento turco al dispiegamento del proprie forze fuori dai propri confini.
A cura di Biagio Chiariello
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Perché la Turchia ha bombardato la Siria?

La tensione tra Siria e Turchia è alle stelle. Nella serata di ieri Ankara ha risposto al bombardamento dell’artiglieria siriana. C'è già chi parla di vento di guerra tra le due nazioni. Ieri cinque persone sono morte (una donna e i suoi bambini) e 13 feriti in seguito all'esplosione di un proiettile di mortaio caduto in territorio turco nel villaggio di Akcakale, lungo la frontiera con lo stato turco. «La Turchia – ha poi fatto sapere l’ufficio del primo ministro Recep Erdogan – ha subito risposto all'attacco siriano di oggi con le sue forze armate nella zona di confine». L'aviazione turca ha infatti colpito diversi obiettivi all'interno del territorio siriano. Il bilancio delle vittime non è stato fornito ma, secondo quanto riferito da attivisti, sarebbero stati uccisi almeno 5 soldati di una postazione dell'esercito siriano nella regione Rasm al Ghazal, vicino alla città di Tal Abiad, al confine tra i due paesi. La stessa aerea sarebbe stata presa di mira dall'artiglieria turca anche stamattina, secondo gli stessi attivisti.

Il governo turco ritiene che «l'azione aggressiva» dell'esercito siriano sia diventata una seria minaccia alla sicurezza del Paese. Per questo, Ankara ha chiesto l'autorizzazione del Parlamento al dispiegamento di truppe turche fuori dai propri confini per almeno un anno. Lo riferisce la Reuters. A Damasco, invece, il regime siriano di Bashar Al-Assad invita Ankara a comportarsi «in modo saggio e con responsabilità» e promette «una seria indagine sull'origine del fuoco che ha causato il martirio di una cittadina turca e dei suoi figli». A parlare è il ministro siriano dell'Informazione Omran Zoabi, che fa notare le difficoltà di controllo della linea di confine tra i due Paesi, dove è avvenuto l'attacco siriano, così «estesa e utilizzata in operazioni di contrabbando di armi e per il passaggio di terroristi armati, che hanno commesso massacri in Siria, l'ultimo è la strage di Aleppo di ieri, perpetrata da al-Qaeda provocando il martirio di numerosi civili».

La Nato, da parte sua ha chiesto lo stop immediato all'aggressione contro la Turchia. Il bombardamento «è una grave violazione delle leggi internazionali e costituisce un motivo di grande preoccupazione per tutti gli alleati, che lo condannano con forza», si legge in un comunicato diffuso al termine della riunione a Bruxelles, richiesta direttamente dal premier Erdogan e dal ministro degli Esteri di Ankara Ahmet Davutoglu in base all'articolo 4 del Trattato (che prevede l'obbligo di consultazioni tra alleati su richiesta di uno Stato membro che si senta minacciato dall'esterno). Solidarietà nei confronti della Turchia è stata espressa dagli Stati Uniti, col Dipartimento di Stato che ha, dopo le ultime stragi perpetrate contro la popolazione civile, sollecitato anche le altre potenze occidentali affinché sollecitino una volta e per tutte l'uscita di scena del regime di Assad. Mano tesa nei confronti di Ankara anche da parte di Ban Ki-moon che ha chiesto ad Erdogan di tenere aperti tutti i canali di comunicazione con la Siria, per evitare ulteriori grattacapi.

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