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Opinioni

Per Mare Nostrum niente soldi, per le missioni militari si trovano sempre

Nel giorno in cui arrivano le prime conferme sulle dimensioni del disastro al largo di Lampedusa (con la possibilità che siano centinaia i migranti morti in mare), il Governo stanzia centinaia di milioni di euro per le missioni di pace. Una tragica ironia…
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A volte gli incroci e le coincidenze hanno il merito di portare allo scoperto contraddizioni e limiti che altrimenti passerebbero inosservati. Così, proprio nella giornata in cui il Governo stanzia i fondi per la proroga delle missioni internazionali, arriva la conferma delle tremende dimensioni dell’ennesimo naufragio al largo di Lampedusa: decine, forse centinaia di morti, dispersi e feriti in gravissime condizioni. Un disastro forse evitabile, lo dicono in molti; un dramma per il quale non abbiamo fatto tutto il possibile, lo dicono i fatti.

E non lo abbiamo fatto perché abbiamo scelto di mandare in soffitta Mare Nostrum, una delle poche operazioni che (parola di ministri) ha portato a casa risultati “indubbi”, “incontrovertibili”, “incontestabili”. Sul perché della chiusura ci siamo interrogati a lungo, soprattutto considerando che, per stessa ammissione di Alfano, Triton non ne avrebbe colmato il vuoto (essendo operazione sostanzialmente diversa, per compiti e dotazioni) e che, sempre parole di Alfano, l’emergenza umanitaria nel Mediterraneo non è mai finita. La spiegazione è, ahinoi, molto più terra terra e risponde al contenimento dei costi, alla valutazione del consenso “popolare” (che poi lo avessimo almeno chiesto agli italiani…), alle dinamiche politiche interne alla maggioranza del Governo, alle strumentalizzazioni dell’opposizione parlamentare.

Sui costi abbiamo da sempre assistito ad una operazione ai limiti del paradossale, con informazioni distorte, non verificate, confuse e completamente decontestualizzate. Nel computo dell’operazione Mare Nostrum sono state paradossalmente caricate le spese per l’accoglienza, per la sistemazione nei centri, per il vitto e l’alloggio dei migranti, finanche per il loro trasferimento da un centro all’altro. In questo modo si è arrivati a calcolare costi esorbitanti, fino alla cifra di 1,2 miliardi di euro, ripetuta come un mantra da forzisti, salviniani, fratelli d’Italia e via discorrendo. Un obbrobrio logico e concettuale che è stato giudicato troppo persino da Alfano, “costretto” ad ammettere che “Mare Nostrum in un anno ci è costata 114 milioni di euro, 9,5 milioni al mese, da fondi ordinari della Difesa”. Insomma, 114 milioni di euro all’anno per una operazione che, oltre ai compiti “umanitari” e alle procedure che hanno permesso decine di migliaia di salvataggi in mare, contribuiva al pattugliamento delle nostre coste e alla sorveglianza dei nostri confini. Ora, fermo restando che chi scrive è convinto che di fronte all’obbligo dell’assistenza umanitaria cade qualunque ragionamento sulle cifre, solo per curiosità diamo un’occhiata a quanto stanziato per i prossimi 6 mesi per le “missioni di pace”. Operazioni sulle quali la riflessione di senso è sempre rimandata: si preferisce lo strumento della proroga, peraltro a “fase emergenziale” ampiamente superata.

Ecco, nei prossimi 9 mesi spenderemo: 60 milioni di euro nei Balcani, 5 milioni in Albania, 20 milioni a Cipro, 126 milioni di euro in Afghanistan, 15 milioni di euro tra il Bahrain e gli Emirati Arabi Uniti, 120 milioni di euro in Libano e ora anche 132 milioni di euro contro l’Isis, altri 150 milioni tra missioni “minori” e contratti di “assicurazioni e trasporto” (qui un elenco dei costi complessivi e un dettaglio delle missioni). Su queste cifre e sull'impegno militare italiano (sul quale magari qualcuno dovrebbe riflettere, dopo aver letto la Costituzione, magari), l'indignazione è minima.

Le due cose non sono in relazione, obietterete. Il benaltrismo e la dietrologia sono il male assoluto, aggiungerete (e forse potreste avere anche ragione). Peccato che siano le stesse armi utilizzate dalla propaganda politica per mettere la parola fine proprio all’operazione Mare Nostrum. Peccato che sulla necessità di “limitare i costi per la collettività” gli sciacalli della politica italiana ci abbiano costruito carriere, blocchi di consenso, occupando militarmente talk show e mezzi di informazione e gettando in pasto agli italiani il peggio della loro elaborazione concettuale. Peccato che l’ideologia dell’odio e dell’indignazione a buon mercato si sia nutrita per anni del “demone dello spreco”, del “prima gli italiani”, dell’aiutiamoli “a casa loro perché non ci sono soldi”. 

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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