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Per le donne è difficile fare carriera all’università. Solo il 10% è professore ordinario

Stando ai dati diffusi dall’Università di Trento il 61% dei laureati è donna e il 70% delle donne in accademia è assegnista o ricercatrice. Tra gli uomini il 25% ha una laurea e solo il 51% è assegnista.
A cura di Maurizia Marcoaldi
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È ancora difficile in Italia immaginare donne competitive al lavoro, madri che riescono a conciliare impegni professionali con quelli familiari, giovani che amano anche le materie scientifiche e che riuscirebbero a dare, sul lavoro, gli stessi identici risultati di un coetaneo maschio. Questo è quanto è emerso dallo studio presentato ieri a Trento dal progetto Donne e Scienza che ha elaborato i dati del Consiglio Europeo della Ricerca, del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, di Anvur, di Joanneum ed Eurostat.

Stando al focus, il 61% dei laureati è donna, ma tra loro soltanto il 10% termina la carriera per ricoprire poi un posto da professore ordinario e il 70% delle donne in accademia è assegnista di ricerca o ricercatrice. Confrontando questi elementi con quelli riguardanti la sfera maschile è possibile concludere che le donne, pur essendo in elevato numero a laurearsi e ottenere titoli qualificati in ambito accademico, difficilmente trovano spazio nel mondo del lavoro, lasciando così posizioni ambite ai colleghi maschi. Infatti ben il 25% degli uomini laureati è professore ordinario e solo il 51% ricopre ruolo di ricercatore o assegnista.

A spiegare le motivazioni di questa differenza è stata nel corso della presentazione all'università Francesca Sartori, docente del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Trento. A influire sarebbero gli stereotipi culturali radicati nella nostra società. È difficile insomma pensare che una donna possa "rendere", lavorativamente parlando, al pari di un suo collega maschio magari perché emotivamente coinvolta in altre sfere, come quella familiare, o più semplicemente perché nell'immaginario collettivo è in altri ambiti che la società riscontrerebbe una sua maggiore produttività. Purtroppo però questi stereotipi potrebbero influenzare il percorso delle nuove generazioni e infatti per la docente Sartori: "Gli stereotipi ancora impediscono alle donne di percepire le tutte proprie possibilità di realizzazione. In questa direzione l'orientamento scolastico e gli interventi già in età prescolare e scolare possono svolgere un ruolo fondamentale. Un passo importante può essere l’investimento in formazione sulle questioni di genere rivolto al corpo insegnante perché possa svolgere un’attività di orientamento più equilibrata ed efficace".

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