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Per la candidata alla guida dell’UNESCO l’omicidio Regeni è stato “un incidente”

L’ex diplomatica Moushira Khattab giudica la morte per tortura di Giulio Regeni “un incidente”, che non intacca le relazioni tra Egitto e Italia. Latorre: “Stiamo facendo dei passi in avanti, Al-Sisi ci ha assicurato di volere la verità e per la prima volta lo ha dichiarato ai media egiziani”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Uno scivolone quello della candidata egiziana alla direzione dell'Unesco Moushira Khattab sul caso di Giulio Regeni, il giovane dottorando brutalmente ucciso in Egitto all'inizio del 2016. La donna che potrebbe diventare direttore generale dell'istituzione mondiale, alla quale è stato chiesto se i rapporti tra il suo Paese e l'Italia potessero essere compromessi ha risposto definendo un "incidente" l'omicidio di Regeni: "Le relazioni fra Egitto e Italia sono più forti di qualsiasi incidente o accidente; ma comunque ci sforziamo molto di trovare la verità, di assicurare i responsabili alla Giustizia".

Le elezioni per l'Unesco si terranno a ottobre, e la candidata sta cercando l'appoggio dell'Italia, nella corsa con altri otto candidati. Del resto nel nostro Paese l'ex ambasciatrice ha già ricevuto riconoscimenti ufficiali: la Presidenza della Repubblica le ha conferito il titolo di "Cavaliere di Gran Croce" e quello di "Commendatore", per il suo operato. Fonti al ministero degli Esteri del Cairo hanno detto all'Ansa che Khattab, la quale è stata anche il primo ambasciatore egiziano nel Sudafrica del dopo-apartheid, la danno già vincitrice. Ma sull'account collettivo twitter "Verità per Giulio Regeni" la questione è già stata bollata come inaccettabile.

Una gaffe pesante da parte dell'ex diplomatica, laureata in diritti umani, nel tentativo di suggellare una collaborazione tra Egitto e Italia durante un intervento al Cairo. Khattab ha ricordato infatti che una delegazione italiana, guidata dal senatore Nicola Latorre ha incontrato la scorsa settimana al Cairo il presidente Abdel Fattah Al Sisi. La missione istituzionale è la prima dopo la crisi diplomatica scoppiata tra Italia e Egitto proprio sul caso Regeni. L'obbiettivo principale era riaprire un canale di comunicazione tra la procura italiana e quella egiziana, ripristinando una cooperazione che si era interrotta negli ultimi mesi.

"Voglio la verità", ha assicurato il presidente egiziano. "Questa non è una dichiarazione da poco – ha spiegato a Fanpage.it Nicola Latorre, il presidente della commissione Difesa del Senato – "Per la prima volta una frase del genere viene rivolta da Al-Sisi direttamente ai media egiziani, cioè al suo popolo. Un punto di svolta, perché in passato dichiarazioni analoghe erano apparse solo nei giornali italiani".

L'intenzione delle istituzioni egiziane di collaborare, finora dichiarata solo a voce, e di condividere quindi con l'Italia informazioni e documenti sull'inchiesta ha anche un importanza strategica: le relazione economiche tra i due Paesi hanno infatti risentito della guerra fredda sul caso Regeni, che adesso si vuole disinnescare. La Khattab ha ribadito che "faremo progressi perché l'interesse del popolo dell'Egitto e dell'Italia è di suprema importanza per entrambi. Dobbiamo concentrarci nel servire gli interessi del popolo". 

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