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Per gli stupri a Rimini sospettati 15 nordafricani, la Procura: “Soluzione in tempi brevi”

Anche se formalmente ancora non ci sono indagati il cerchio degli inquirenti si sta stringendo attorno ad un preciso gruppo di giovani, tutti nordafricani in apparenza curati e per nulla trasandati.
A cura di Antonio Palma
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“Abbiamo una pista, sono fiducioso, la polizia sta lavorando bene, credo si possa arrivare a una soluzione in tempi brevi”, è quanto ha assicurato il capo della Procura di Rimini, Paolo Giovagnoli, che si sta occupando del caso dei due stupri avvenuti nella notte tra venerdì e sabato su una spiaggia della nota città turistica, in località Miramare, ad opera di un branco di giovani. Il dispiegamento di forze impegnato nell'inchiesta del resto è imponente. Oltre agli investigatori impegnati nelle classiche indagini, sono impegnati gli uomini della scientifica sui reperti trovati i spiaggia, gli specialisti dei video per catturare ogni fotogramma delle telecamere di sorveglianza e da Roma sono arrivati appositamente anche gli uomini dello Sco (il Servizio centrale operativo).

Al momento formalmente non ci sono indagati ma il cerchio degli inquirenti si sta stringendo sempre di più. Principali sospettati sono giovani che gravitano nell’ambiente dello spaccio di stupefacenti, rapine e furti in zona e per questo già noti alle forze dell’ordine. Come scrive il Corriere della Sera, si tratterebbe di un gruppo di nordafricani, una quindicina di persone, tutte sotto i trenta anni. I video che hanno ripreso i momenti immediatamente successivi allo stupro in spiaggia mentre la banda si dirigeva a piedi verso la Statale dove è stata violentata e rapinata la trans peruviana, hanno inquadrato un gruppo di persone in apparenza curate e per nulla trasandate

L’ipotesi degli inquirenti è che non si tratti di sbandati o sprovveduti ma di persone che frequentano la zona abitualmente e che vivano stabilmente in Riviera dandosi anche a furti e spaccio di droga. Non è escluso che il branco fosse sotto effetto di sostanze stupefacenti al momento delle aggressioni. Durante la loro scorribanda in città sarebbero stati notati da alcune persone, testimoni oculari le cui testimonianze potrebbero rivelarsi fondamentali insieme a quelle delle vittime.

Al momento gli investigatori  stanno cercando di mettere insieme tutti i pezzi del mosaico cercando di far combaciare gli spostamenti rilevati dalle telecamere con le tracce lasciate dai cellulari di alcuni sospettati e le testimonianze di vittime e passanti. Intanto a Rimini sono giunti anche alcuni investigatori polacchi a seguito dell'apertura di una inchiesta parallela da parte del procuratore generale di Varsavia, dove il caso dei due giovani polacchi ha fatto molto scalpore e sollevato una ondata di indignazione.

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