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Per gli insulti su Facebook si rischia il carcere, lo dice la Cassazione

Per i giudici la diffamazione su Facebook deve essere considerata aggravata dal mezzo della pubblicità.
A cura di Antonio Palma
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Facebook è paragonabile ad un qualsiasi sito web quindi chi insulta e offende sul noto social network rischia il carcere. Lo ha stabilito una sentenza della Corte di Cassazione chiamata a dirimere una controversia legale tra due ex coniugi. La vicenda infatti parte proprio da una denuncia per diffamazione presentata da uno dei coniugi nei confronti dell'altro dopo la separazione. L'altro infatti aveva iniziato a postare sul suo account facebook commenti offensivi diretti all'ex moglie facendo scattare la causa. Il procedimento giudiziario per diffamazione aggravata in prima seduta era stato incardinato davanti al giudice di pace e dunque in sede civile, ma questi ha dichiarato la sua incompetenza ritenendo la diffamazione su Facebook aggravata dal mezzo della pubblicità e quindi di competenza del tribunale. Quest'ultimo era stato di parere opposto facendo nascere un contenzioso. Gli atti infine sono stati trasmessi alla Corte Suprema per la risoluzione del conflitto. La Cassazione quindi ha dato ragione la Giudice di pace sancendo che la diffamazione su Facebook deve essere considerata aggravata dal mezzo della pubblicità e che pertanto la pena da applicare può essere il carcere.

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