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Peppino Impastato: dopo 33 anni rintracciata una testimone chiave dell’omicidio

“Irreperibile” perché negli USA, scrissero i carabinieri che indagarono sulla morte di Peppino Impastato nel 1978. Ma Provvidenza Vitale, oggi 85 anni, all’epoca casellante del passaggio al livello di Cinisi dove il ragazzo trovò la morte, è sempre rimasta in Sicilia. Trattasi di depistaggio? I pm indagano.
A cura di Biagio Chiariello
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Il caso Impastato ha un nuovo testimone. E' una donna, si chiama Provvidenza Vitale e faceva la casellante del passaggio al livello di Cinisi. Un lavoro che le imponeva di tenere lo sguardo fisso sulla linea ferroviaria (nello specifico, la Palermo-Trapani) dove il corpo di Peppino fu dilaniato da una bomba  nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978, dopo essere stato malmenato da alcuni sicari di Cosa Nostra oggi ancora non identificati.

Il nome di Provvidenza Vitale, certo, non è nuovo agli inquirenti che in questi anni hanno investigato sulla morte dell'attivista antimafia. Tuttavia la donna sembrava sparita nel nulla. Non più rintracciabile, perché emigrata negli USA, quindi impossibile da interrogare. Questo fu detto, all'epoca dei fatti, dai carabinieri di Cinisi ai magistrati. Trentatre anni, però, si scopre che quello fu solo un tentativo di depistaggio da parte, peraltro, delle stesse forze dell'ordine. Provvidenza non si è mai allontanata da casa sua a Terrasini, comune di 10mila abitanti confinante con Cinisi. E' quanto hanno riportato a galla gli inquirenti della Dia di Palermo, coordinati dal colonnello Giuseppe D'Agata, dopo la riapertura del caso Impastato ordinata dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dal sostituto Francesco Del Bene.

La donna, oggi 85enne, avrebbe già parlato, limitandosi a dire: «Ho ricordi vaghi di quella sera». Ma del resto è passato davvero tanto tempo, ed è proprio questo che va chiarito: perché una testimone oculare tanto importante è stata rintracciata solo adesso? Per rispondere a questa domanda sarà sentito anche il generale Antonio Subranni  che nel 1978 era comandante del reparto operativo di Palermo e coordinò le indagini sulla morte di Peppino.

Depistaggio sul caso Impastato

L'ipotesi del depistaggio era stata rilanciata alcuni mesi fa dal Centro Impastato che aveva inviato una lettera alla Procura sottolineando che:

Il depistaggio ha due attori principali: il procuratore capo del tempo, Gaetano Martorana, che nel fonogramma redatto subito dopo il ritrovamento dei resti del corpo di Peppino Impastato, parlava di "attentato alla sicurezza dei trasporti mediante esplosione dinamitarda" e l'allora maggiore dei carabinieri Subranni. Un'indagine seria deve partire dall'accertamento delle responsabilità di questi due personaggi.

Per l'omicidio del militante siciliano, la cui vita è stata raccontata nel film cult "I cento passi", sono stati condannati come mandanti Vito Palazzolo, a 30 anni, e Gaetano Badalamenti all'ergastolo. Entrambi sono scomparsi prima dell'appello.

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