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Pensioni, l’ipotesi del governo: assegno minimo da 600 euro per i giovani

Sul tavolo del governo l’innalzamento delle pensioni minime per i futuri pensionati, ovvero dei giovani 30enni di oggi. L’ipotesi prevede un assegno mensile minimo da circa 600-620 euro in caso di mancato raggiungimento della soglia contributiva prevista e la possibilità di andare in pensione a 63 anni e 7 mesi in caso di contribuzioni più alte.
A cura di Charlotte Matteini
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Di un aumento delle future pensioni degli attuali giovani si parla già da svariate settimane, ma ora sembra che l'ipotesi ventilata stia prendendo realmente forma e che il governo abbia intenzione di realizzarla. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, al tavolo con i sindacati che si è svolto oggi, mercoledì 30 agosto, ha infatti ipotizzato una sorta di "nuovo" sistema previdenziale per i giovani. Fermo restando che i trentenni e generazioni successive andranno in pensione con il sistema contributivo, dunque l'assegno sarà calcolato sugli effettivi contributi versati nel corso della propria vita lavorativa, il governo sta pensando di garantire loro un assegno mensile minimo da circa 600-620 euro in caso di mancato raggiungimento della soglia contributiva prevista e la possibilità di andare in pensione a 63 anni e 7 mesi in caso di contribuzioni più alte. Alle regole attuali, dunque, i giovani potrebbero lasciare il lavoro una volta raggiunta l'età pensionabile e solo in caso nel caso abbiano maturato una pensione pari a 1,5 volte l'assegno sociale, mentre ora l'idea è quella di abbassarla a 1,2 volte. "Non è un problema urgente e va discusso e affrontato ma non è un punto urgente all'ordine del giorno perché riguarda giovani che andranno in pensione tra 20 anni", ha commentato però Leonardi. Il tema è all'ordine del giorno, è in discussione e continueremo a discuterlo ma il problema non si configura domani mattina", ha chiosato Poletti.

"Vorremmo sottolineare la molta ampia reticenza del governo, usando un eufemismo, a dire che il tema dell'aspettativa di vita sia all'ordine del giorno. Siamo insoddisfatti delle risposte date. Abbiamo ribadito che per noi è un punto di giudizio fondamentale. Diciamo no al doppio automatismo per l'aspettativa di vita presente nel nostro sistema pensionistico", ha invece sostenuto il segretario della Cgil Susanna Camusso, tornando a chiedere al governo di rivedere l'attuale meccanismo di innalzamento dell'età pensionabile agganciato all'aspettativa di vita, che a breve produrrà un ulteriore aumento dei termini per l'entrata in pensione degli attuali pensionandi. "Faremo altri incontri a settembre: il 5 sarà sarà un tavolo tematico sul lavoro, il 7 pensioni e donne e il tagliando sui provvedimenti già emessi (Ape sociale), poi la settimana successiva il 13 settembre", ha replicato Poletti.

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