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Pensioni di reversibilità alle spose badanti, la Consulta boccia i tagli

La Corte costituzionale ha bocciato la legge che prevedeva tagli alle pensioni di reversibilità in caso di matrimoni tra ultrasettantenni e chi ha venti anni di meno.
A cura di Antonio Palma
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Non ci può essere nessuna discriminazione basata sull'età nel diritto alla pensione di reversibilità. È quanto ha stabilito la Corte costituzionale bocciando senza mezze misure la cosiddetta norma anti-badanti sulle pensioni. Il provvedimento legislativo, varato cinque anni fa, prevedeva un taglio all'ammontare della pensione di reversibilità quando il coniuge scomparso aveva contratto matrimonio a un’età superiore ai settant’anni e il coniuge superstite era più giovane di almeno vent’anni. Una norma pensata per evitare truffe ai pensionati anziani e matrimoni di convenienza a favore delle badanti.

In pratica si presumeva che i matrimoni contratti da persone con queste caratteristiche lo facessero per frodare l'erario in mancanza di figli minori, studenti o inabili. La legge prevedeva una decurtazione dell'assegno pari al 10% per ogni anno in meno rispetto al decennio di matrimonio. Con la sentenza numero 174 pubblicata oggi la Consulta però ha bocciato la legge ritenendo irragionevole una limitazione basata sull'età di uno dei due coniugi e sulla loro differenza di età. I giudici, richiamando i dettati della Carta costituzionale, hanno ricordato che ogni limitazione del diritto alla pensione di reversibilità deve rispettare i principi di eguaglianza e di ragionevolezza e il principio di solidarietà, ma non deve interferire con le scelte di vita dei singoli, che sono espressione di libertà fondamentali.

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