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Pedofilia, Tribunale dispone obbligo di cura dopo il carcere: è il primo caso in Italia

Il tribunale di Milano ha stabilito l’obbligo di cura per un detenuto condannato per pedofilia. Una volta uscito dal carcere, il detenuto dovrà prendere contatti con il Presidio criminologico territoriale del Comune di Milano per concordare un piano di osservazione e cura delle eventuali recidive. Una sentenza pilota, la prima in Italia.
A cura di Charlotte Matteini
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abusi minore pedofilia

Per la prima volta un Tribunale italiano stabilisce l'obbligo di cura per un soggetto condannato per pedofilia che ha scontato la sua condanna in carcere. E' accaduto a Milano, dove i giudici hanno disposto che il 41enne, una volta uscito dall'istituto penitenziario, dovrà contattare il Presidio criminologico territoriale del Comune di Milano "per concordare un programma di osservazione e di trattamento finalizzato al contenimento e al superamento delle sue tendenze sessuofobe e pedofiliche con l'individuazione di un programma che sarà predisposto dagli operatori del presidio". Per rendere attuabile la disposizione dei giudici milanesi, però, è stato necessario attendere il consenso dell'uomo.

Secondo l'articolo 32 della Costituzione, infatti, "nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge". Senza consenso, quindi, il percorso di cura, seppur ritenuto fondamentale per il recupero completo del detenuto, non avrebbe potuto essere disposto. L'uomo attualmente ha scontato la propria condanna a 4 anni e 4 mesi per reati sessuali compiuti con minorenni, ma la Procura ha chiesto l'applicazione di una misura di sorveglianza speciale della polizia, con l'obbligo di soggiorno o residenza nel comune di dimora per due anni dopo l'uscita dal carcere perché, in base ad alcune intercettazioni e relazioni stilate in carcere, sarebbe stata confermata l'attualità della tendenza pedofilica del detenuto.

Il Tribunale ha bocciato le richieste avanzate dalla Procura, sostenendo che l'obbligo di soggiorno nel comune di residenza sarebbe stato "inutilmente restrittivo sul piano della libertà individuale", sostituendole però con l'obbligo di cura. Durante l'udienza di convalida delle misure, l'uomo ha dichiarato di non sentire più pulsioni ma di essere disponibile a proseguire con un programma di osservazione e cura.

Nonostante siano numerose sono le richieste di assistenza e cura inoltrate dai soggetti condannati per pedofilia, solo una ristretta minoranza riesce ad accedere  alla struttura del Centro italiano per la promozione della mediazione  di Milano, che si occupa di studiare il percorso adatto al recupero dei condannati per reati a sfondo sessuale.

Da uno studio effettuato su un gruppo di 60 soggetti che hanno frequentato il gruppo di aiuto creato dalla struttura milanese, la recidiva sessuale appare dimezzata, passando dall'8% dall'iniziale 16%, mentre la recidiva con violenza ridotta si è attestata intorno al 18% contro il 35% evidenziato nei soggetti che non hanno avuto accesso al progetto.

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