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Parroco arrestato per il coca party, il Vescovo: “Gli staremo vicini”

Il Vescovo di Novara in una lettera ai fedeli sul caso del prete arrestato per droga ha chiesto scusa, ricordando però che è “una persona da cui molti riconoscono di aver ricevuto del bene”.
A cura di Antonio Palma
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"Noi staremo vicini a lui con la preghiera che si deve a una persona da cui molti riconoscono di aver ricevuto del bene", con queste parole il vescovo di Novara, monsignor Franco Giulio Brambilla, ha sottolineato la vicinanza spirituale della comunità a Don Stefano Cavalletti, il parroco di Carciano in Piemonte arrestato pochi giorni fa per aver partecipato ad un coca party a Milano. "Per don Stefano sarà necessario un lungo cammino di ripresa per una vita umana armonica e in pace con se stessa" ha sottolineato il vescovo in una lettera inviata ai fedeli delle parrocchie di Carciano, Levo e Campino Someraro. La curia di Novara non farà mancare nememno il suo appoggio materiale al parroco. E' stato lo stesso vescovo a ricordarlo, assicurando: "Mi sono già attivato con i miei collaboratori per trovare un luogo protetto perché don Stefano possa curare le sue ferite, ricostruire la sua umanità, dopo che sarà chiarita la sua posizione con la giustizia". Nella missiva il vescovo infine chiede "perdono a tutta la comunità, soprattutto ai piccoli, per il turbamento e le ferite profonde che questa storia ha aperto in voi e in noi".

L'arresto del parroco

Don Stefano Cavalletti, 45enne parroco di Carciano, una piccola frazione di Stresa sul lago Maggiore, era stato arrestato a Milano durante un coca party a casa di amici. Il prete, originario di Monza, durante il blitz delle forze dell'ordine aveva cercato anche di far sparire i suoi documenti ma è stato identificato ed ora è accusato di detenzione di droga ai fini dello spaccio. Davanti alla polizia il prete ha ammesso di essere un assuntore abituale di cocaina spiegando di aver cominciato ad assumere la sostanza stupefacente come forma di autoterapia per la depressione di cui è affetto. Una depressione che sarebbe scaturita da altri guai con la giustizia  visto che il prete è stato già condannato in primo grado per una truffa nei confronti di un'anziana signora che aveva convinto a versare 22mila euro sul suo conto corrente.

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