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Papa: “L’ergastolo è un’esecuzione nascosta, abolire la pena di morte”

Il Pontefice contro la pena capitale e l’ergastolo: “La giustizia non è vendetta”.
A cura di Antonio Palma
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Bisogna abolire la "pena di morte, legale o illegale che sia, e in tutte le sue forme, ma anche migliorare le condizioni carcerarie nel rispetto della dignità umana". È l'appello lanciato oggi da Papa Francesco in Vaticano durante un discorso ad alcuni giuristi dell'Associazione Internazionale di Diritto Penale ricevuti in udienza, ricordando che anche "l'ergastolo è una pena di morte nascosta". “È impossibile immaginare che oggi gli Stati non possano disporre di un altro mezzo che non sia la pena capitale per difendere dall’aggressore ingiusto la vita di altre persone” ha insistito il Pontefice, sottolineando che "In Vaticano, da poco tempo, nel Codice penale non c’è più l’ergastolo". “Gli argomenti contrari alla pena di morte sono molti e ben conosciuti e la Chiesa ne ha opportunamente sottolineato alcuni” ha proseguito poi Bergoglio, elencando tra questi: “La possibilità dell’esistenza dell’errore giudiziale e l’uso che ne fanno i regimi totalitari e dittatoriali, che la utilizzano come strumento di soppressione della dissidenza politica o di persecuzione delle minoranze religiose e culturali".

Le esecuzioni extragiudiziali

“Può verificarsi che gli Stati tolgano la vita non solo con la pena di morte e con le guerre, ma anche quando pubblici ufficiali si rifugiano all’ombra delle potestà statali per giustificare i loro crimini”, ha ricordato Papa Francesco, spiegando che “Le cosiddette esecuzioni extragiudiziali o extralegali sono omicidi deliberati commessi da alcuni Stati e dai loro agenti, spesso fatti passare come scontri con delinquenti". "In questo modo, anche se tra i 60 Paesi che mantengono la pena di morte 35 non l’hanno applicata negli ultimi anni, la pena di morte, illegalmente e in diversi gradi, si applica in tutto il pianeta” ha ribadito il Papa.

Pena non è vendetta

Papa Francesco ha ricordato inoltre che la pena non deve mai essere una vendetta anche perché "la realtà mostra che l'esistenza di strumenti legali e politici necessari ad affrontare e risolvere conflitti non offre garanzie sufficienti ad evitare che alcuni individui vengano incolpati per i problemi di tutti". Spesso infatti "la mentalità che viene diffusa è quella che con una pena pubblica si possano risolvere i più disparati problemi sociali, come se per le più diverse malattie ci venisse raccomandata la medesima medicina".

I mali della carcerazioni preventiva

Bergoglio ha ricordato anche i danni della carcerazione preventiva e delle carceri di massima sicurezza. La carcerazioni preventiva "quando è in forma abusiva procura un anticipo della pena, e come misura che si applica di fronte al sospetto più o meno fondato di un delitto commesso, costituisce un'altra forma contemporanea di pena illecita e occulta, al di là di ogni patina di legalità". "Una forma di tortura è a volte quella che si applica mediante la reclusione in carceri di massima sicurezza" ha poi aggiunto il Papa, ricordando che spesso viene applicata "non solo in centri clandestini di detenzione o in moderni campi di concentramento, ma anche in carceri, istituti per minori, ospedali psichiatrici, commissariati e altri centri e istituzioni di detenzione e pena". "Queste crudeltà sono un autentico plus di dolore che si aggiunge ai mali propri della detenzione" ha sottolineato il Pontefice.

Catturare anche i grossi corruttori

Il Papa infine ha ricordato che spesso chi va in carcere ha commesso piccoli reati, mentre molte volte restano impuniti i grandi corruttori. "La corruzione si esprime in un'atmosfera di trionfalismo perché il corrotto si crede un vincitore e si pavoneggia per sminuire gli altri" ha denunciato infatti Papa Francesco, secondo il quale questa situazione è il risultato dell'impunità resa possibile perché "la sanzione penale è selettiva, cioè è come una rete che cattura solo i pesci piccoli, mentre lascia i grandi liberi nel mare".

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