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Papa Francesco: “La psicanalisi mi ha aiutato molto”

Papa Francesco ha confessato di essere andato per sei mesi da una psicanalista ebrea quando aveva 42 anni: “Mi ha aiutato molto”. Il pontefice ha parlato anche della sua vita attuale in Vaticano (“Sono in gabbia, ma non spiritualmente”), della laicità in Francia e delle unioni civili.
A cura di Stefano Rizzuti
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Papa Francesco, quando ancora era semplicemente Jorge Maria Bergoglio, per sei mesi ha incontrato ogni settimana una psicanalista. A raccontare questo particolare della sua vita e di quando aveva 42 anni, è stato lo stesso pontefice in un libro in uscita in Francia dal titolo ‘Politique et Société’. “Ho consultato una psicanalista ebrea – racconta Papa Francesco – per sei mesi sono andato a casa sua una volta alla settimana per chiarire alcune cose. Lei è sempre rimasta al suo posto. Poi un giorno, quando stava per morire, mi chiamò”. Bergoglio spiega anche il motivo di quella telefonata: “Non per ricevere i sacramenti, dato che era ebrea, ma per un dialogo spirituale. Era una persona buona. Per sei mesi mi ha aiutato molto, quando avevo 42 anni”. La chiesa è sempre stata scettica nei confronti della psicanalisi, tanto che le prime aperture in merito sono arrivate solo negli anni Cinquanta da Pio XII. Negli anni il ruolo della psicanalisi è stato accettato gradualmente dalla chiesa cattolica, anche se mai in forme così nette come affermato ora da Papa Francesco. Sul tema di questo rapporto tra psicanalisi e chiesa Nanni Moretti ha basato il film Habemus Papam del 2011.

Nell’intervista che il Papa ha rilasciato per la pubblicazione di questo libro, ha parlato del ruolo di alcune donne nella sua vita, in particolare di quelle “che mi hanno aiutato molto quando ho avuto bisogno di consultarmi”. Il racconto di Bergoglio sulla psicanalista risale al periodo tra il 1978 e il 1979, gli anni della dittatura in Argentina, quando lui aveva concluso l’esperienza di provinciale dei gesuiti d’Argentina.

"Al Vaticano sono in gabbia, ma non spiritualmente"

Il Papa, durante le conversazioni con il sociologo Dominique Wolton per il suo libro, ha parlato anche della sua vita attuale, sottolineando di sentirsi libero: “Sono in gabbia qui al Vaticano, ma non spiritualmente. Non mi fa paura niente”. E non risparmia una stoccata a quelli che definisce i “preti rigidi, che hanno paura di comunicare”: “È una forma di fondamentalismo – attacca Papa Francesco – quando mi imbatto in una persona rigida, soprattutto giovane, mi dico che è malato. Sono persone che in realtà ricercano una loro sicurezza”.

Il pontefice parla anche di laicità e fa particolare riferimento alla situazione in Francia: “In certi paesi, come la Francia, la laicità credo che abbia una colorazione ereditata dai lumi davvero troppo forte, che costruisce un immaginario collettivo in cui le religioni sono viste come una sottocultura. Credo che dovrebbe elevare un po’ il livello della sua laicità”.

Bergoglio e le unioni civili

Infine, il Papa dialoga con il sociologo anche sulla questione dei matrimoni gay, rifiutandosi di definirli in questo modo: “Da sempre, nell’umanità, non solo nella chiesa cattolica, il matrimonio è fra un uomo e una donna”. Quelle tra omosessuali le definisce quindi “unioni civili”, accettando questa locuzione.

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