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Paolo Rossaro, il medico italiano radiato perché voleva curare i tumori con la vitamina C

Già condannato per omicidio colposo in relazione alla morte nel 2007 di un 35enne, affetto da linfoma di Hodgkin, a distanza di un decennio l’Ordine dei Medici ha radiato Paolo Rossaro, medico ‘antichemio’. Lui però non si arrende e potrebbe far ricorso.
A cura di Biagio Chiariello
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L’ordine dei medici di Padova ha radiato Paolo Rossaro, medico di famiglia condannato in Cassazione a un anno e sei mesi con la sospensione della pena per l'omicidio colposo di Cristian Trevisan, il 35enne di Poiana Maggiore (Vicenza), deceduto il 24 dicembre 2007 per un linfoma di Hodgkin curato non con la chemioterapia ma con vitamina C e integratori.  62enne di Polverara, con studio ad Albignasego, Rossaro è stato inoltre condannato in via definitiva a risarcire una somma di 220mila euro totali al figlio e alla moglie di Trevisan. La condanna risale all’8 marzo 2015 ma l’Ordine di Padova si è mosso soltanto oggi. Il medico è invece stato invece assolto per il decesso di Anna Maria Tosin, di Caldogno, scomparsa a soli cinquant’anni il 13 ottobre 2006 per un carcinoma alla mammella. I giudici veneziani avevano riconosciuto il fatto che la donna era già un malato terminale quando si è affidata alle sue cure.

Ma Rossaro non si arrende e ora presenterà ricorso alla Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie, una sorta di ‘Tribunale di secondo grado’. Fino al pronunciamento potrà continuare ad esercitare la professione medica. Durante il processo, il medico ha contestato la tesi secondo cui la sua ‘chemioterapia naturale’ avrebbe, con criterio di certezza scientifica, indirettamente indotto la progressione dello stato di malattia neoplastica di Cristian Trevisan e di Anna Maria Tosin. Rossaro ha poi ribadito di non aver mai assicurato nessuna guarigione ma di aver proposto unicamente terapie palliative, in grado di lenire il dolore. “E’ il Medioevo scientifico — è il commento alla sentenza da parte di Rossaro — siamo tornati alla caccia alle streghe, si processano le idee. E poi non si ha nemmeno il coraggio di comunicare decisioni così gravi de visu. Lo si fa per lettera, due mesi dopo la mia audizione in Commissione disciplinare (risale all’11 aprile scorso, quando 350 pazienti circondarono la sede dell’Ordine di Padova per manifestargli la loro solidarietà, ndr). Un disastro per la correttezza e la dignità professionale, con questo verdetto hanno screditato il valore morale ed etico del nostro lavoro. E’ assurdo, puniscono un medico che rispetta il giuramento di Ippocrate, seguendo e ascoltando i malati nella loro complessità di persone”.

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