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Paola, la bracciante morta di fatica nei campi di Andria: sei arresti per caporalato

La donna morta mentre era al lavoro nei campi: il marito denunciò le condizioni di lavoro delle persone reclutate dalle agenzie facendo scattare l’inchiesta sul caporalato.
A cura di Antonio Palma
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Potrebbero essere ad una svolta le indagini sulla morte di Paola Clemente, la bracciante agricola di San Giorgio Jonico, in provincia di Taranto, morta nel luglio di due anni fa per la fatica estenuante  a cui era sottoposta nelle campagne di Andria. Su ordine della Procura della Repubblica di Trani, infatti, nella notte tra mercoledì e giovedì gli uomini della Guardia di Finanza della compagnia di Trani e gli agenti della polizia di Andria hanno arrestato sei persone per caporalato tra cui alcune ritenute collegate al decesso della donna.

In manette su disposizione del Gip sono finiti il titolare dell'azienda di trasporti che portava in pullman le braccianti fino ad Andria, il direttore dell'agenzia per la quale la signora lavorava, il ragioniere della stessa ditta e un collega della donna. Destinatarie di un ordine di custodia cautelare anche due donne: la moglie del titolare dell'azienda di trasporti accusata di aver fatto finta di lavorare nei campi per intascare poi le indennità di disoccupazione, e un'altra dona accusata  di essere stata una capo-squadra nei campi agricoli. L’operazione, secondo gli inquirenti, è riuscita finalmente a superare il vincolo di omertà che normalmente copre il fenomeno del caporalato ma sopratutto ha fatto emergere "una nuova, più moderna e sorprendente forma di caporalato" che agiva come un’apparente e lecita fornitura di braccianti agricoli a mezzo di agenzie di lavoro interinali.

Attraverso vari documenti gli inquirenti hanno stabilito che i braccianti erano oggetto di un sistematico sotto-pagamento mediante un riconoscimento di minori giornate lavorate, senza trasferte e  straordinari rispetto a quelle dichiarate. In particolare Ogni singolo bracciante iniziava il proprio tragitto verso le campagne del Nord Barese alle 3.30 del mattino, per fare poi ritorno a casa alle 15.30 circa, ma agli stessi sarebbe stata corrisposta una retribuzione giornaliera di 30 euro a fronte dei circa 86 euro previsti. Un caporalato quindi non più caratterizzato dai classici elementi di violenza ma attuato mediante comportamenti subdoli e attraverso lo scudo dell’agenzia di lavoro interinale.

Gli arresti arrivano al termine di una lunga e complessa indagine coordinata dal pm Alessandro Pesce e avviata a seguito della denuncia del marito di Paola e della Cgil. La donna, deceduta mentre lavorava all'acinellatura dell'uva sotto un tendone nelle campagne di Andria il 13 luglio del 2015, infatti ufficialmente è morta per infarto ma familiari e sindacati hanno sempre sostenuto che il malore era dovuto ai ritmi estenuanti a cui era sottoposta la bracciante. Nel corso delle indagini poi erano emerse numerose regolarità sia nei turni dichiarati sia nei compensi in busta paga.

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