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Palme dell’orto botanico finiscono nella villa del politico: scandalo ad Agrigento

La Procura ha contestato all’ex presidente della Provincia d’aver fatto piantare nel giardino della sua casa le piante acquistate coi soldi pubblici e destinate agli spazi verdi pubblici come il giardino botanico.
A cura di B. C.
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Le palme dell’Orto botanico finiscono nella villa del politico ad Agrigento. Una trentina di piante, comprate con soldi pubblici, sono state trapiantate nella villa dell’ex presidente della provincia locale, Eugenio D’Orsi, finito a processo perché accusato di truffa, peculato, concussione e falso: la procura ha chiesto una condanna a sei anni di carcere oltre all‘interdizione perpetua dai pubblici uffici. Goliardica, scrive Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, è stata la difesa dell’imputato: “Non è che fossero palme grandi, erano proprio picciridde…”.

Tre anni e mezzo fa a D'Orsi, allora ancora presidente della Provincia, era stato notificato un avviso a comparire per essere interrogato come persona indagata, racconta Agrigento Notizie. Secondo i magistrati locali, avrebbe "sfruttato il suo ruolo istituzionale per finalità private. Emblematica è la vicenda relativa ai lavori della villa di Montaperto", frazione di Agrigento, per la cui costruzione D'Orsi avrebbe "fatto spregiudicato utilizzo della sua posizione pubblica di presidente della Provincia regionale per ottenere vantaggi consistiti nella costruzione della struttura sostenendo costi irrisori".

 Non usano mezzi termini i pm nel chiedere la pena per D’Orsi: lo definiscono “un soggetto che conferma la teoria sociologica del familismo amorale di Edward C. Banfield secondo cui, in alcune zone del meridione, la condotta dell’individuo sarebbe dettata dall’unica seguente regola: ‘massimizzare unicamente i vantaggi materiali di breve termine della propria famiglia nucleare, supponendo che tutti gli altri si comportino allo stesso modo’. L’imputato ha mostrato di perseguire soltanto il proprio interesse e quello della propria famiglia e mai quello della comunità”. E ancora: “È stata mostrata una visione deprimente della pubblica amministrazione al cui interno si celava una illegalità diffusa”, ha sottolineato il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo nella sua requisitoria.

La vicenda delle palme è davvero eclatante. Comprate “in svendita” presso un vivaista per “arricchire e potenziare il patrimonio vegetale del Giardino Botanico e quello delle aree di pertinenza degli Istituti Scolastici di proprietà dell’Ente Provincia”, Eugenio D’Orsi mandò a ritirare una trentina di palmizi e li fece piantare nel giardino della sua villa a Montaperto, con l’aiuto di un responsabile dell’Orto botanico, e dipendente provinciale, Giovanni Alletto. Nell’orario in cui figurava presente al lavoro, come ricorda il Corsera.

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