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Palermo, mancano i posti letto in ospedale: bambini ricoverati in corridoio

Diversi i bambini dell’ospedale Di Cristina di Palermo costretti a trascorrere la notte lungo il corridoio del pronto soccorso. È l’effetto del boom delle malattie stagionali che ha fatto aumentare del 20% le richieste di ricovero.
A cura di Susanna Picone
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Un boom di malattie stagionali si è tradotto in un aumento degli accessi di quasi il venti per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e per questo diversi bambini sono costretti ad aspettare anche per diverse ore su barelle o materassi di fortuna lungo il corridoio del pronto soccorso. Accade a Palermo, dove si segnala una mancanza di posti letto presso l’ospedale Di Cristina. Pochi letti e troppi bambini che hanno bisogno di cure tanto che c’è chi ha appunto trascorso notti intere lungo il corridoio con le mamme sedute accanto su sedie rimediate per caso. A parlare dell’emergenza posti letto a Palermo è il quotidiano Repubblica, che ricorda ad esempio la storia di Giuseppe, che ha otto anni e una gastroenterite virale che gli ha fatto perdere quattro chili in pochi giorni. Ha bisogno del ricovero ma nel reparto di malattie infettive non ci sono posti e così ha passato più di 24 ore in corridoio insieme ad altri piccoli pazienti che come lui non hanno trovato un letto in corsia. A essere sotto accusa anche i medici di base che non provvedono alle cure dei piccoli, soprattutto quelli che non avrebbero bisogno di ricovero.

I vertici della struttura stanno comunque correndo ai ripari contro la carenza di posti letto: “La prossima settimana – ha detto il professore Giovanni Corsello, direttore dell’Ismep – apriremo i nuovi ambulatori al pian terreno e libereremo il secondo piano per allestire 12 posti letto e dare ossigeno al pronto soccorso”. Inoltre in cantiere c’è la ristrutturazione di un’area dove saranno sistemati altri 12 posti letto di terapia semi intensiva. “La verità – ha aggiunto il manager Giovanni Migliore – è che molti bambini avrebbero solo bisogno di un paio di flebo per reidratarsi, ma non c’è un sistema di dimissioni protette che garantisca le cure a domicilio”.

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