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Palermo, i nipoti dei boss mafiosi si sposano nella chiesa della Regione

Infuria la polemiche per le nozze all’interno della Cappella Palatina tra la nipote del superlatinante Messina Denaro e il figlio del boss che ospitò Riina.
A cura di B. C.
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Il matrimonio della nipote del superlatitante Matteo Messina Denaro è stato celebrato all’interno della Cappella Palatina, uno dei monumenti simbolo di Palermo. Ovviamente sotto i mosaici della suggestiva chiesetta che si trova all’interno del Palazzo D’Orleans, la sede del Parlamento Siciliano, non c’era il famoso zio della sposa. Quest’ultima, come scrive Blog Sicilia, è arrivata all’altare sotto il Cristo Pantocratore senza che nessuno della famiglia l’accompagnasse, visto che il padre e il fratello, Filippo e Francesco Guttadauro sono al carcere duro. E tra coloro che non hanno potuto presenziare alle nozze, c’erano anche parenti dello sposo: suo zio Gaetano Sansone, padrino dell'Uditore che ospitava il capo di Cosa Nostra Totò Riina nel suo residence di via Bernini.

Inevitabili le polemiche sulle nozze che, probabilmente, hanno sancito anche il consolidamento di una alleanza mafiosa che vede le sue origini nel presente e nel passato di Cosa nostra. Oltre al tema dei rapporti fra la chiesa e la mafia, più nello specifico ci si interroga sull’opportunità di celebrare matrimoni nella Cappella Palatina, meta importante di centinaia di migliaia di turisti ogni anno. La Regione Sicilia però se ne lava le mani: "Non c'entriamo nulla. La cappella Palatina è una parrocchia gestita dalla Curia", spiega a Repubblica, Francesco Forgione, ex presidente dell'Antimafia ora alla guida dell’ente che gestisce Palazzo dei Normanni, cappella esclusa. “Chi si sposa o si cresima o si battezza lo decide solo la parrocchia”, dice ancora. "Per noi era solo una coppia di giovani sposi – si difende il parroco, don Michele Polizzi, intervistato da Repubblica -. Non avevamo idea dell'identità dei parenti degli sposi, perché non chiedo il certificato Antimafia".

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