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Palermo, commercianti del Bangladesh contro pizzo e razzismo: 10 arresti a Ballarò

Gli arrestati fanno parte di un gruppo criminale che fa capo alla famiglia Rubino. L’accusa è quella di estorsione: per anni hanno minacciato e costretto a pagare il pizzo un gruppo di commercianti della zona, originari del Bangladesh. Ed è stato grazie alla denuncia di una decina di loro che, circa un mese fa, sono partite le indagini.
A cura di Claudia Torrisi
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Poco prima dell'alba di oggi la squadra mobile di Palermo ha effettuato un blitz nel popolare quartiere di Ballarò, arrestando dieci persone fra gli esponenti di un gruppo criminale che fa capo alla famiglia Rubino, un clan formato per lo più da giovanissimi. L'accusa è quella di estorsione: per anni hanno minacciato e costretto a pagare il pizzo un gruppo di commercianti della zona, originari del Bangladesh. Ed è stato grazie alla denuncia di una decina di loro che, circa un mese fa, sono partite le indagini.

Il clan da anni seminava terrore tra gli immigrati del quartiere. Il blitz di questa mattina è avvenuto con l'aiuto dei Vigili del fuoco: alcuni dei malviventi si erano barricati in casa. Nel provvedimento a firma del procuratore capo Francesco Lo Voi, gli si contesta sia l’aggravante del metodo mafioso, sia quella della discriminazione razziale.

I racconti dei commercianti stranieri delineano un quadro di vessazioni e violenze andato avanti per anni: "Chi provava a ribellarsi era vittima di rapine parecchio violente", ha raccontato uno di loro. Un altro, invece, ha riferito che gli appartenenti al clan "andavano in giro sempre armati". Un mese fa il giovane boss Emanuele Rubino, ventotto anni, aveva sparato contro un ragazzo del Gambia che si era opposto al "blocco" posto dal malvivente. "Tu da qua non passi", aveva detto, esplodendo un colpo di pistola verso la testa di Yusupha Susso, di ventuno anni. Poco dopo, però, Rubino era stato arrestato. "Proprio quel caso risolto in così breve tempo ha dato fiducia a quei commercianti, che dopo anni di vessazioni di ogni genere hanno trovato la forza di dire basta rivolgendosi alla polizia. Così abbiamo scoperto un fenomeno molto più ampio di vero e proprio racket di estorsioni commesse con metodo mafioso. Le vittime erano le comunità più deboli del centro storico", ha spiegato il capo della squadra mobile Rodolfo Ruperti.

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