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Padre e figlio uccisi a Genova dopo lite, l’omicida confessa: “Mi sono difeso”

L’uomo è un pregiudicato 62enne rintracciato a casa di parenti: aveva abbandonato l’auto e la pistola poco lontano dal luogo del duplice delitto. Davanti agli inuirenti ha parlato di legittima difesa.
A cura di Antonio Palma
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Dopo una breve fuga e l'arresto da parte della polizia, ha confessato nella notte l'assassino di Adriano e Walter Lamberti, padre di 51 anni e figlio di 27 uccisi nella serata di lunedì a Genova Pegli al termine di una violenta lite scoppiata in un bar della zona. L'uomo, un 62enne di origine calabrese, dopo il duplice delitto era scappato a piedi abbandonando sul posto l'auto con cui era arrivato e gettando poco lontano l'arma utilizzata, una pistola semi-automatica. Alla polizia è bastata solo qualche ora per identificarlo e rintracciarlo ponendolo in stato di fermo. Il 62enne Salvatore Maio, pregiudicato e conosciuto alle forze dell'ordine, infatti si era rifugiato a casa di un familiare dove è stato prelevato dagli agenti. Per lui l'accusa è di duplice omicidio aggravato.

Condotto in commissariato e interrogato poco dopo dalla pm Patrizia Ciccarese, l'uomo ha subito confessato il duplice omicidio. Secondo indiscrezioni, l'uomo avrebbe detto agli inquirenti di aver sparato con la pistola che aveva, una Beretta 7,65 con matricola abrasa, al termine di una lite scoppiata per un apprezzamento su una donna fatto da Walter Lamberti all'interno del bar. Secondo le prime ricostruzioni degli uomini della squadra mobile di Genova, tutto sarebbe iniziato intorno alle 20.30 di lunedì quando padre e figlio stavano bevendo all’interno del locale e il 62enne entra accompagnato da due donne. Un apprezzamento di troppo avrebbe fatto scattare un diverbio tra il più giovane e il 62enne con quest'ultimo che avrebbe chiesto all'altro di seguirlo in strada. Qui però avrebbe estratto la pistola facendo fuoco sul 27enne e sul padre intervenuto in suo aiuto.

L'omicida: "Mi sono difeso"

L'omicida davanti agli inquirenti ha parlato di legittima difesa e di aver agito dopo essere stato aggredito da padre e figlio durante il diverbio. "Erano in 4, mi hanno puntato contro pistola, poi è  caduta, io l'ho presa e ho sparato" ha raccontato il 62enne secondo quanto riferito dal suo difensore. "Dopo la lite per un apprezzamento su due donne che erano con me, siamo usciti in strada, qui sono stato accerchiato e picchiato da quattro persone. Una mi ha puntato una pistola alla tempia, nel divincolarmi l'arma è caduta, l'ho raccolta, ho chiuso gli occhi e sparato. Io avevo difeso le donne", ha raccontato Mai agli investigatori. L'uomo negli anni '80 fu protagonista di un evento analogo, quando per una lite uccise un 19enne e ferì lo zio di questi di 37 anni. Anche in quella occasione Maio si rese irreperibile, ma si costituì il giorno dopo nel Commissariato di Gioia Tauro, in Calabria. Per questo fu condannato a 16 anni di carcere ma ne scontò in cella solo 11 anni. A confermarlo lo stesso legale dell'uomo sottolineando però che dopo aver scontato la pena l'uomo non è stato più coinvolto in altri fatti criminosi. L'uomo a causa delle percosse subite si trova in stato di arresto nel reparto di detenzione dell'ospedale San Martino.

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