Padova, aborto al settimo mese: la madre era stata rassicurata 5 giorni prima
L'accusa è di omicidio colposo, anche se al momento diretta ad ignoti. A Padova una donna nigeriana di 35 anni si è recata il 28 giugno nella Clinica osterico-ginecologica dell’Azienda ospedaliera per far controllare il feto. La signora, al settimo mese di gravidanza, aveva il sospetto che il cuore del proprio piccolo avesse smesso di battere e aveva così deciso di sottoporsi ad ulteriori controlli. Secondo quanto dichiarato poi dal padre, anch'egli nigeriano, i medici, dopo un'ecografia, avevano rilevato in effetti una riduzione del battito cardiaco del feto, ma, invece di disporre il ricovero, rimandavano a casa la donna rassicurandola e dandole appuntamento a qualche settimana dopo.
Ma solo cinque giorni dopo, il 3 luglio, la trentacinquenne è costretta a tornare in ospedale, dove le viene praticato un cesareo d'urgenza. Dal ventre della donna il corpo senza vita del figlio in iniziale stato di decomposizione. Il compagno della donna decide di prestarsi nella stazione dei Carabinieri a Prato della Valle per sporgere denuncia contro ignori. Nelle sue intenzioni, assicura, non c'è intenzione di vendetta, ma il desiderio di capire cosa sia successo, se nulla di quanto accaduto fosse prevedibile o se invece se ci siano delle responsabilità da addebitare a qualcuno. Del resto il 3 luglio il copro del feto, secondo esame autoptico della stessa Azienda ospedaliera, presentava segni di decomposizioni risalenti a qualche giorno prima; il 28 giugno – meno di una settimana prima – la madre veniva rassicurata sulla salute del feto.
Per il Pubblico ministero Francesco Tonon ci sono tutti gli elementi per aprire un'inchiesta. L'accusa è di omicidio colposo contro ignoti.