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Orfini: “Ora PD va a testa alta a Roma, non si può rimpiangere quello di Mafia Capitale”

Torna a parlare il Presidente del PD dopo il flop delle Comunali e ribadisce: “Non mi dimetto da commissario del partito a Roma”.
A cura di Redazione
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Non si dimette da commissario del PD di Roma e prepara il referendum costituzionale da Presidente della Direzione Nazionale del partito. Tira dritto Matteo Orfini, nonostante la batosta delle Elezioni Comunali, la vittoria della Raggi a Roma e la valanga di critiche ricevuta dai suoi stessi compagni di partito (da D’Alema al ministro Madia, che ne ha esplicitamente chiesto le dimissioni). Una situazione della quale l'esponente democratico non si ritiene responsabile, se non in una ottica più ampia, quella della crisi della rappresentanza e della distanza del partito dalle istanze di tanta arte del suo elettorato di riferimento.

E, in una intervista a Repubblica, precisa: “Il mio lavoro di commissario scade a ottobre, a me resta da fare il referendum e di avviare il congresso romano, è quello che farò”. C’è, in realtà, solo un abbozzo di autocritica per quel che concerne la gestione del partito nella Capitale: “Ho preso in mano un partito sotto processo, con suoi esponenti in manette e l'ho riportato a testa alta nelle strade della città. Mi pare semplicistico che si attribuisca al lavoro di bonifica la responsabilità del risultato su Roma, perché vorrebbe dire che si stava meglio quando c'era il Pd di Mafia Capitale”.

In generale, Orfini vede nel risultato delle amministrative una spia preoccupante e ribadisce la necessità di un cambio di marcia: “L'enorme crescita delle diseguaglianze rende necessario per la sinistra, ancora prima di assumere le misure necessarie, radicarsi in quel disagio […] Non c'è dubbio che l'Italia stia ripartendo ma la ripresa non si percepisce nei grandi quartieri delle periferie metropolitane, perché non è ancora arrivata. O noi capiamo che c'è un disagio con cui parlare e una grande forza i quei luoghi da coinvolgere nel nostro progetto di cambiamento del paese, oppure lì ci starà solo il populismo”.

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