176 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Orfini: “Al voto non oltre giugno. Il Pd è respingente, dobbiamo correggere molti errori”

Il presidente del Partito Democratico Matteo Orfini auspica elezioni anticipate il prima possibile, non oltre il prossimo giugno 2017: “Giugno è la data limite per il voto oltre la quale non si deve andare. O c’è la volontà di fare una nuova legge elettorale, o ci saranno due leggi consegnate dalla Consulta per Camera e Senato con cui andare a votare. Nessuno capirebbe un accanimento terapeutico intorno a questa legislatura”.
A cura di Charlotte Matteini
176 CONDIVISIONI
Trasmissione "L'ultima parola"

Non ha alcun dubbio il presidente del Partito Democratico Matteo Orfini: le elezioni anticipate sono necessarie ed è bene che vengano indette al più presto, non oltre il prossimo giugno 2017. La posizione tranchant, già espressa nel recente passato, è stata ribadita stamane in un'intervista rilasciata a Carlo Bertini del quotidiano La Stampa: "Se devo esprimere la mia opinione, giugno è la data limite per il voto oltre la quale non si deve andare", ha dichiarato Orfini, aggiungendo: "O c’è la volontà di fare una nuova legge elettorale, o ci saranno due leggi consegnate dalla Consulta per Camera e Senato con cui andare a votare. Nessuno capirebbe un accanimento terapeutico intorno a questa legislatura".

Non è però d'accordo con la ri-adozione del vecchio Mattarellum, Orfini, che preferirebbe puntare su una nuova legge elettorale basata sul meccanismo del proporzionale corretto. "Il Mattarellum ha moltissimi difetti e qualche grave responsabilità sul fallimento della seconda Repubblica: ha prodotto instabilità dei governi e trasformismo politico. Ma a differenza di altri, credo nel modo in cui funziona un partito: e dal momento che questa è divenuta posizione prevalente del Pd, la sostengo", ha sottolineato il presidente del Partito Democratico.

Nessuna paura del Movimento 5 Stelle alle prossime politiche, secondo Orfini la batosta romana dovuta alle vicende della Giunta Raggi, non ultima quella relativa all'arresto del braccio destro Marra, avrebbe sgonfiato nettamente il M5S, sfavorendolo: "La vicenda Roma sta dimostrando che un conto è il qualunquismo becero e un altro la sfida del governo. In sei mesi sono tornate le rendite di posizione e non c’è stato nulla di concreto fatto per la città. E così per la sindaca sarà difficile reggere a lungo", spiega Orfini.

Per quanto riguarda il congresso del Partito Democratico, che inizialmente avrebbe dovuto essere anticipato mentre in seguito è stato mantenuto a data stabilita per volere del segretario nazionale Matteo Renzi, Orfini sostiene la linea dell'ex presidente del consiglio dimissionario: "Avevamo due opzioni: o il congresso immediato, che si sarebbe trasformato in una conta tra di noi con le modalità brutali previste dallo statuto. Oppure approfittare di questi mesi per discutere di cosa è accaduto. Ora serve un dialogo col paese per correggere gli errori fatti", sottolinea il presidente del Pd, aggiungendo: "Quando mi candidai alle politiche nel 2013 mi fu fatto firmare un foglietto, secondo cui sui vari temi si votava nei gruppi ma in aula si doveva rispettare la linea del partito. Ora facesse Bersani una proposta: siccome ha cambiato idea ha l’onere di proporre un’altra soluzione. L’idea che esista un partito nel partito che si riunisce e decide cosa a fare a prescindere, non esiste. Così si distrugge il Pd. La mia ricetta è quella che mi fece firmare Bersani. Non sono d’accordo con il Mattarellum, ma mi adeguo".

A chiusura dell'intervista, Matteo Orfini avanza anche un'analisi della sconfitta referendaria, sostenendo che il Pd avrebbe perso in maniera così schiacciante perché reputato "insopportabile e urticante" dalle fasce più povere della popolazione italiana, dai residenti al Sud e nelle periferie. "Guardiamo i dati di sud e periferie: avevamo un governo che ha riportato il tasso di crescita del sud nella media nazionale e che ha investito molte risorse nelle periferie. Ed ha preso una sberla nel sud e nelle periferie. Ciò dimostra che non basta l’azione di governo. Noi a quel pezzo di paese risultiamo insopportabili e urticanti per non aver capito che oltre all’aspirazione di veder migliorate le condizioni di vita, c’è quella di esser parte di un progetto di cambiamento. Cosa mai successa, perché noi non siamo uno strumento di cambiamento per il ragazzo che vive a Tor Bella Monaca o nel Mezzogiorno, ma un partito che passa il 95% del tempo a discutere di correnti e nomine. Anche se fai le cose giuste al governo, apparirai quanto di più respingente. Quindi serve un gruppo dirigente che si faccia carico di dare rappresentanza ai più deboli di questo paese".

176 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views