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Operaio ucciso da una colata di ghisa all’Ilva: indagati 6 dirigenti della società

Alessandro Morricella, 35 anni, morì dopo quattro giorni di agonia dopo essere stato travolto da una colata di ghisa a 1.500 gradi. Per la Procura di Taranto non vennero predisposte tutte le misure necessarie per la sicurezza del lavoratore.
A cura di Davide Falcioni
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E' stata chiusa l'inchiesta sulla morte di Alessandro Morricella, operaio di 35 anni dell'Ilva di Taranto che l'8 giugno del 2015 venne investito da una colata di ghisa liquida incandescente, per morire dopo quattro giorni di ricovero. La Procura della città pugliese ha iscritto nel registro degli indagati il direttore generale Massimo Rosini, il direttore dello stabilimento Ruggero Cola e altri quattro dipendenti del colosso dell'acciaio, tutti capi area e capi turno. Indagata anche l'Ilva spa in amministrazione straordinaria, citata in qualità di responsabile amministrativa per il reato di omicidio colposo contestato ai vertici dello stabilimento siderurgico tarantino.

Chi sono gli indagati: dirigenti e capi area dell'Ilva di Taranto

Oltre a Cola e Rosini sono indagati per concorso in omicidio colposo il direttore dell'area ghisa Vito Vitale, il capo turno Saverio Campidoglio, il capo area Salvatore Rizzo e il tecnico del campo di colata Domenico Catucci. L'operaio vittima dell'incidente, Alessandro Morricella, doveva effettuare una verifica manuale della temperatura della ghisa tramite un pozzetto quando venne investito da una copiosa fiammata con schizzi di ghisa alla temperatura di circa 1.500 gradi. Ricoverato al Policlinico di Bari, morì dopo quattro giorni di agonia.

Procura di Taranto: "Non rispettate le misure di sicurezza"

La Procura di Taranto, in merito a quell'episodio, ritiene che nell'altoforno 2 non furono rispettate le norme di prevenzione e sicurezza sul lavoro: l'operaio avrebbe dovuto effettuare quella pericolosa manovra avvalendosi della protezione di una solida barriera, mentre in realtà non indossava neppure la cappa alluminizzata, un presidio di sicurezza comunque ritenuto insufficiente dai pubblici ministeri. I vertici dello stabilimento sono inoltre accusati di non aver ripristinato la sicurezza neanche dopo l'incidente costato la vita a Morricella. A quattro dei sei indagati sono contestate diverse violazioni "per non aver attuato cautele in materia di rischi industriali connessi all'uso di sostanze pericolose".

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