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Ong tedesca smonta le accuse: “Non sono nostre le barche nelle foto con gli scafisti”

L’Ong Jugend Rettet, accusata di aver avuto contatti con gli scafisti, in una conferenza stampa ha fornito le prove che la scagionerebbero da tutte le accuse. I vertici dell’organizzazione dicono che le foto diffuse dai media non ritraggono imbarcazioni appartenenti all’Ong tedesca: “Falsificazioni terrificanti”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Potrebbe diradarsi la nebbia nel polverone che è stato alzato ai danni di Jugend Rettet. Arriva la smentita da parte della Ong tedesca che era stata accusata di aver trasportato migranti. A inchiodarli sarebbero state delle foto pubblicate dai media. Ma l'Ong rimanda al mittente le accuse in una conferenza stampa: "I natanti che trascinano tre imbarcazioni, immortalati da fotografie che gli investigatori hanno diffuso alla stampa e che hanno fatto il giro del mondo, non appartengono a Jugend Rettet".

Questa è la difesa della Ong, che ora passa al contrattacco, perché le accuse che avrebbero portato al sequestro della nave Iuventa sarebbero la conseguenza di dichiarazioni contrastanti di due agenti di sicurezza privati, legati a "gruppi dell'estrema destra italiana", spiegano i vertici di Jugend Rettet. Il tentativo è quello di screditare il lavoro dell'organizzazione umanitaria, che rientra in un piano generale di criminalizzazione dell'operato delle Ong nel Mediterraneo. Se fossero confermate dal Tribunale del Riesame queste dichiarazioni smonterebbero l'impianto accusatorio, e verrebbe meno uno dei casi che in questi mesi ha favorito un clima di sospetti sulle Ong.

Dicono di non aver mai collaborato con gli scafisti, e di condannare il business che si basa sulla tratta di esseri umani. Nella raccolta del materiale probatorio a loro carico sarebbe stata fatta una montatura ad arte, definita da Leonardo Marino, l'avvocato dell'Ong, una "falsificazione terrificante". Dice il legale: "Uno dei due agenti accusatori riferisce che gli scafisti sono fuggiti via verso la Libia con una barca di legno; il secondo afferma che sono andati via con un gommone. Una contraddizione palese". Ed è questo il nocciolo della questione che scagionerebbe Jugend Rettet. Perché queste accuse sono state prese per buone: la Procura di Trapani ha scelto di avviare un'inchiesta e ha disposto il sequestro preventivo della nave Iuventa, accusata di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. I fatti contestati sarebbero avvenuti il 18 e 26 giugno 2017 e il 10 settembre del  2016.

L'organizzazione tedesca è tra quelle che non hanno firmato il Codice di condotta per le Ong, anche se questo non sarebbe connesso con la decisione del sequestro del mezzo, come ha precisato il procuratore aggiunto di Trapani, Ambrogio Cartosio.

Secondo Marino la Procura di Trapani prima del sequestro, avrebbe dovuto chiedere l'autorizzazione all'Olanda, perché la nave è battente bandiera olandese. Ora Jugend Rettet ha presentato ricorso contro il provvedimento e chiesto il dissequestro dell'imbarcazione.

Ma non sono soltanto questi gli elementi che riabiliterebbero l'Ong. Infatti l'avvocato Marino ha in mano tutte le conversazioni e i contatti via mail che Jugend Rettet ha avuto con il Maritime Rescue Coordination Centre Roma (Mrcc), che è stato informato costantemente delle attività della nave Iuventa: "Stamani ho depositato al Tribunale di Trapani (nell'ambito del procedimento che ha portato al sequestro preventivo della nave Iuventa) copia della corrispondenza email tra la Ong e Mrcc, durante le operazioni contestate; email che provano il corretto comportamento dell'equipaggio della Iuventa. Ci sono, oltre alle email, anche conversazioni telefoniche". Queste prove dimostrerebbero che l'Mrcc avrebbe spinto l'Ong a prestare soccorso in mare. Jugend Rettet sta aspettando di poter fornire anche i tabulati telefonici.

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