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OMS: l’Ebola è l’epidemia più grave degli ultimi 40 anni

Secondo l’OMS si tratta della epidemia più grave che sia sia verificata negli ultimi 40 anni. Margaret Chan, segretario dell’organizzazione dichiara: “È un rischio serio anche per gli altri paesi, i governi intervengano”. Migliaia le vittime del contagio finora in Africa.
A cura di Angela Marino
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È l'Organizzazione Mondiale della Sanità a lanciare l'allarme circa la dilagante epidemia di Ebola che interessa l'Africa occidentale e che ha mietuto già migliaia di vittime. "Le possibili conseguenze di un'ulteriore diffusione a livello internazionale sono particolarmente serie – ha annunciato Margaret Chan, segretario generale dell'OMS – e l'epidemia in Africa occidentale costituisce un evento straordinario e un rischio di salute pubblica per altri Paesi". È quindi necessaria "una risposta coordinata a livello internazionale".

Un allarme, quello lanciato dalla Chan, che sembra sottintendere il rischio concreto che il virus presente, per ora, solo in Africa occidentale  (Guinea Conakry, Liberia, Sierra Leone e Nigeria sono i paesi interessati) si diffonda a livello mondiale, assumendo i contorni di una vera e propria pandemia. 

Ebola, la febbre che non si cura

L'allarme circa gli esiti nefasti di questa emergenza era stato lanciato già mesi fa da Medici Senza Frontiere che aveva osservato e denunciato il propagarsi a macchia d'olio del virus della febbre emorragica. Il contagio è avvenuto rapidamente negli ultimi sei mesi anche a causa della mancanza di materiale sterile per la protezione del personale sanitario, il primo a soccombere al contagio. I materiali sono arrivati solo in un secondo momento, quando ormai il danno era già fatto.

L'ebola è tuttavia una malattia che non lascia scampo e il ceppo diffusosi nell'Africa dell'ovest, quello dello Zaire, risulta essere il più pericoloso, con il suo 90% di tasso di letalità. La malattia si presenta dopo un periodo di incubazione di circa due, tre giorni, con dolori muscolari, rush cutaneo, nausea e febbre. Proprio questo tipo di sintomatologia, compatibile con quella della malaria, del tifo o della dissenteria, impedisce una diagnosi tempestiva che consenta di isolare il paziente e prevenire il contagio. Dopo questi sintomi compare, quindi, la febbre emorragica per la quale non esiste un protocollo sanitario standard. La morte sopraggiunge, in genere, dopo due settimane dalla comparsa dei sintomi. Molti oggetti come lenzuola, aghi, indumenti, possono essere facile veicolo di infezione: per questo l'unica risposta, in mancanza di cure e vaccini, è tracciare una mappa del virus che consenta di monitorarlo e prevenirne l'ulteriore diffusione, isolando in tempo i pazienti contagiati. 

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