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Yara, conclusa prima udienza contro Bossetti. Gli elementi sui quali punta la difesa

Conclusa nell’aula d’assise del tribunale di Bergamo la prima udienza del processo contro Massimo Giuseppe Bossetti, il carpentiere di Mapello accusato di aver ucciso nel 2010 la tredicenne di Brembate. Dalla saliva al test del Dna: “Ecco perché il processo va annullato”, per la difesa.
A cura di Biagio Chiariello
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Ore 13.00 – Bossetti: "Sono tranquillo" – "Mi sento più tranquillo, ho molta fiducia nella giustizia". Lo ha detto Massimo Bossetti al suo legale, Claudio Salvagni, al termine della prima udienza del processo davanti alla Corte d'Assise di Bergamo.

Ore 12.15 – Processo aggiornato al 17 luglio – L'udienza per il processo sul caso Gambirasio è stata rinviata al 17 luglio. I giudici della Corte d'Assise di Bergamo decideranno in quella occasione sulle eccezioni preliminari sollevate dai legali Bossetti alle quali, come era facile immaginare, si è opposta la Procura. I magistrati, sempre in quella data, decideranno anche sull'ammissione in aula delle telecamere. Anche in questo caso il pm e le parti civili si sono opposti.

Ore 11.35 – Gli avvocati di Bossetti: "In migliaia di atti non c'è una prova" – "Abbiamo esaminato migliaia di atti senza trovare una prova" dice il legale dell'imputato, Claudio Salvagni, davanti alla Corte d'assise. Quattro le eccezioni sollevate per chiedere l’annullamento del processo. Secondo la difesa, sono da non ritenersi validi tutti gli atti "dal primo giorno del secondo anno dell’inchiesta, perché la procura non avrebbe chiesto la proroga delle indagini. Inutilizzabile il Dna trovato sugli slip della vittima e corrispondente a quello di Bossetti, perché il test è irripetibile. Non validi, come già specificato, anche il prelievo del DNA e il capo d’imputazione che fa riferimento a due luoghi diversi per l’omicidio.

Ore 10.50 – La difesa: annullare prelievo del Dna – I difensori di Bossetti chiedono ai giudici della Corte d'assise di Bergamo la nullità del prelievo del Dna avvenuta nel corso di un controllo stradale simulato, da cui derivò che il Dna del muratore era lo stesso di Ignoto 1. Secondo gli avvocati dell'uomo, quel prelievo doveva essere effettuato con le garanzie difensive in quanto "non si può dire che il signor Bossetti il 15 giugno dell'anno scorso non fosse indagato" (il muratore fu arrestato il giorno dopo). Invalido, per la difesa, anche il capo d'imputazione che fa riferimento a due luoghi diversi per l'omicidio di Yara Gambirasio: Brembate di Sopra e Chignolo d'Isolo.

Ore 10.25 – Bossetti è nella gabbia degli imputati, appare nervoso – Jeans e polo grigio neri, ai piedi un paio di sneaker. Questo l'abbigliamento di Massimo Giuseppe Bossetti, che è stato fatto sistemare nella gabbia col vetro dell'aula dove si svolge. Il suo nervosismo è evidente, scrive l'Ansa. Con lui nel gabbiotto ci sono tre agenti.

Ore 10.00 – L'arrivo del furgone con a bordo Bossetti – L'imputato è giunto in aula per la prima udienza del processo. L'uomo è stato fatto entrare da un ingresso secondario del Tribunale di Bergamo su un furgone della polizia penitenziaria, ed è entrato direttamente in aula, prendendo posto nella gabbia degli imputati.

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Oggi è il giorno in cui inizia il processo, davanti alla Corte d'assise di Bergamo, contro Massimo Bossetti, l’uomo accusato di essere il killer Yara Gambirasio. Forse sarà un processo pubblico. E quindi soprattutto mediatico, come del resto lo è stato sin dai primi istanti il caso della scomparsa e poi della scoperta dell’uccisione della 13enne di Brembate di Sopra. Già diverse le troupe televisive assiepate fuori dal palazzo di Giustizia bergamasco. Bossetti, l'unico imputato nell'omicidio della ragazzina, sarà in aula davanti ai giudici della Corte d'assise. Mancherà invece la famiglia Gambirasio, che ha fatto sapere che limiterà la propria presenza alle testimonianze. Non ci saranno neanche Marita Comi, la moglie del muratore arrestato, e neanche la madre di Bossetti, entrambe citate come testimoni.

Il caso Yara

Sono passati ormai oltre quattro anni dalla scomparsa della tredicenne che fu trovata uccisa in un campo di Chignolo d'Isola, il 26 febbraio del 2011. 13 mesi sono passati invece dall’arresto di Massimo Bossetti. L'imputato rischia l'ergastolo, date le aggravanti della crudeltà e dell'occultamento di cadavere contestate all'uomo. Lui si è sempre proclamato innocente, nonostante l’accusa abbia presentato varie prove contro di lui. A partire da quella del dna, passando per quella del cellulare dell’uomo che ha agganciato le celle nei dintorni della palestra da cui è sparita la ragazzina, fino alla fibra del sedile dell’Iveco dell’imputato trovato sui leggins di Yara.

Telecamere in aula, Bossetti dice sì

Il dibattimento si terrà in aula in cui i posti a sedere sono 49. In questi giorni si è lavorato per portarli ad almeno una settantina. Non è ancora chiaro se ci sarà la presenza di giornalisti (ne arriveranno anche dall’estero), flash e telecamere in aula. Bossetti li vorrebbe: "voglio le telecamere. Voglio lottare perché questo processo si svolga esclusivamente a porte aperte, così che chiunque possa prendere atto di tutte le dichiarazioni fatte da me e dall'accusa, perché non ho niente da temere o da nascondere", ha spiegato l’imputato in una lettera. Contrari i pm Letizia Ruggeri, e il presidente della Corte, Antonella Bertoja, così come i genitori di Yara.

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