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Omicidio Yara: dopo l’arresto Bossetti fece il nome del socio del cognato

A inizio luglio 2014, pochi giorni dopo il suo arresto, Massimo Giuseppe Bossetti chiese di essere interrogato e, ricostruisce il Corriere della Sera, in quella occasione parlò del socio di suo cognato per spiegare il suo dna sul corpo di Yara Gambirasio.
A cura di Susanna Picone
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Poche settimane dopo il suo arresto Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di Mapello accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio, chiese di essere interrogato e fece il nome di una persona. A scriverlo oggi è il Corriere della Sera che riporta quanto avrebbe raccontato Bossetti al pubblico ministero Letizia Ruggeri. Era la mattina del 7 luglio, Bossetti era stato portato in carcere il 16 giugno precedente. In quelle ore l’indagato è apparso davanti al pm Ruggeri e avrebbe fornito una serie di informazioni su Massimo Maggioni, un imprenditore in edilizia di Brembate Sopra, lo stesso paese della vittima. Maggioni è socio del cognato di Bossetti, Osvaldo Mazzoleni, per la costruzione delle villette a Palazzago, il cantiere dove l’indagato lavorava nei giorni della scomparsa e dell’omicidio di Yara Gambirasio. Ora emerge che la procura della Repubblica aveva disposto tutti gli accertamenti possibili sul conto di Maggioni.  L’imprenditore bergamasco sarebbe stato anche pedinato e intercettato.

Bossetti e le affermazioni sul socio del cognato

A quanto pare – ricostruisce il Corriere – sulla figura di Maggioni Bossetti avrebbe costruito la sua ipotesi alternativa sul dna. Da subito il muratore di Mapello ha detto di soffrire di epistassi e perdere molto sangue dal naso anche sul lavoro. In quella occasione Bossetti avrebbe aggiunto che di frequente si ripuliva con un fazzoletto che poi gettava nell’immondizia del cantiere di Palazzago. Lì Maggioni era una delle persone più presenti tra quanti potevano avere a disposizione tutto quel che si gettava per terra o nella spazzatura. L’uomo accusato dell’omicidio di Yara avrebbe fornito anche dei dettagli sull’imprenditore, una persona a cui piacciono “le ragazze giovani”. Parole, quelle di Bossetti, che hanno spinto ad accertare ogni circostanza e alla fine, a quanto pare, ad escludere che ci fosse qualsiasi attinenza tra le dichiarazioni dell’indagato e la posizione di Maggioni. Il Corriere ricorda anche che solo una decina di giorni prima dell’interrogatorio lo stesso Maggioni aveva descritto il suo lavoro a Palazzago e l’atteggiamento di Bossetti, spiegando che più volte il padre di Yara era stato in quel cantiere.

Nuova istanza di scarcerazione per Bossetti

Intanto, nonostante gli elementi che sembrano incastrare il muratore di Mapello, la sua difesa non si arrende. Prevista per questa mattina la presentazione del nuovo ricorso ai giudici del Riesame di Brescia per ribaltare la decisione del gip di Bergamo che per due volte ha detto no alla scarcerazione di Bossetti. Quello dell’avvocato Claudio Salvagni è un nuovo documento di circa 40 pagine in cui si focalizza sull'assenza di peli e capelli di Bossetti sul corpo della vittima; sugli “acclarati dubbi scientifici” relativamente alla traccia mista di Dna; su un'analisi di pc e telefoni svolto dai soli periti della procura il cui esito “non può essere ritenuto valido avendo violato la procedura prevista per legge”; su un movente che non potrebbe essere ricollegato alla navigazione web.

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