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Omicidio Pordenone, un militare: “Conosco la verità, ma non la dico”

La rivelazione choc a ‘Pomeriggio 5’, di un commilitone di Trifone Ragone: “Io la mia verità la so già, ma non la dico, per rispetto della vittima e degli inquirenti, che stanno scandagliando tutto”.
A cura di B. C.
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“Conosco la verità ma non voglio raccontarla”: Sono le parole, riportate da Domenica Live, di un commilitone di Trifone Ragone, il ragazzo ucciso insieme alla sua fidanzata Teresa Costanza, lo scorso 17 marzo nel parcheggio del palazzetto dello sport di Pordenone. Il caporal maggiore, in servizio al 132° reggimento carri di Cordenons, parla voce camuffata: "Quel giorno era tranquillo come tutti gli altri giorni", racconta. “Non voglio dire le cose come stanno, per rispetto della vittima e degli inquirenti, che stanno scandagliando tutto". Gli investigatori, dunque, secondo quanto riferito dall’uomo al programma di Barbara D’Urso, sarebbero in possesso di informazioni che non sono ancora emerse sui quotidiani, forse decisive per risolvere il giallo.

Secondo il commilitone, Trifone non ha mai avuto problemi di droga. E a tal proposito va detto che gli inquirenti hanno indagato anche su un presunto giro malavitoso che avrebbe coinvolto la vittima. Intanto le indagini vanno avanti e un sospetto si fa strada tra gli inquirenti. Il killer dei due ragazzi potrebbe essersi trattenuto a lungo sul luogo del delitto, confondendosi tra i molti curiosi. Si lavora, appunto, anche analizzando le immagini delle telecamere di sicurezza nel parcheggio. E' il Messaggero Veneto a scrivere che proprio tra i volti delle persone (vari amici della coppia uccisa, alcuni atleti del palazzetto dello sport, i colleghi di lavoro, ma anche tanti curiosi) accorse sul luogo del duplice omicidio gli investigatori avrebbero già selezionato alcuni sospetti. Forse tra di loro c'era anche l'assassino. Subito dopo avere sparato, l'uomo grazie all’oscurità si sarebbe infatti nascosto sotto le scalinate per poi confondersi tra la folla.

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