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Omicidio di Noemi Durini a Lecce

Omicidio Noemi, mamma Imma: “Niente funerale show sennò urlo. Voglio solo la bara a casa”

Per l’ultimo saluto alla 16enne uccisa dal fidanzato, il comune di Specchia, in provincia di Lecce, stava pensando a maxi-schermi, altoparlanti, gigantografie e messe solenni. Il no della madre è categorico: “Col dolore che sto provando ci manca anche che qualcuno ne faccia uno spettacolo”.
A cura di Biagio Chiariello
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Il comune di Specchia si prepara ai funerali di Noemi Durini, la sedicenne uccisa dal fidanzato a colpi di pietra e abbandonata nelle campagne salentine. Si è vociferato di maxischermi e altoparlanti per consentire alla folla attesa di seguire la cerimonia funerale e una sfilata di motociclisti in ossequio alla passione per le due ruote della giovanissima assassinata. Ma la mamma non ci sta. “No a tutto", ha ribadito la signora Imma Rizzo nella sala comunale dove giovedì sera si erano riuniti il parroco e gli assessori per organizzare i funerali. A riportare le sue dichiarazioni è La Stampa. “Non voglio fiori, non voglio sfilate e banda. Voglio solo che mi portino la bara a casa per un ultimo saluto, io e lei, con la nostra famiglia e basta. E poi dritti in chiesa. Dove nessuno deve neppure gridare, perché se no griderò io, con il dolore che provo, ci manca pure che qualcuno faccia lo show” dice la donna. L’unica concessione potrebbe essere quella delle motociclette perché “Noemi amava le moto”. Se proprio devono esserci ha sentenziato mamma Imma “le voglio a motore spento”. E poi no a fiori, gigantografie e messe solenni.

Francesco Grignetti sul quotidiano la Stampa spiega che la mamma di Noemi:

da dieci anni si spaccava la schiena per portare avanti la famiglia, dopo che il marito l’aveva mollata senza un perché e soprattutto senza un soldo. Nella piazza del paese, dove si fa il punto della situazione come accade da tempi antichi, il signor Giuseppe, dalla soglia della sua bottega di ciabattino, ammette: "Lo sapeva tutto il paese che Imma faticava a tirare avanti, con le due figlie grandi del primo matrimonio e poi la terza figlia del nuovo compagno. Per un periodo ha fatto da badante ad alcuni vecchi. Da qualche tempo aveva trovato un lavoretto nel paese vicino, in un asilo, dove teneva i bambini”. Anche il parroco, don Antonio, non sapeva. Si torce le mani per il dispiacere. “Imma è una donna di fede, partecipa alle attività parrocchiali, è nel coro. Ma con me non si è mai confidata. Io, che Noemi avesse un ragazzo, l’ho saputo solo ora. E pensare che quel ragazzo è del mio paese. Se Imma me ne avesse parlato, chissà, mi sarei attivato”.

Imma ci aveva provato più volte ad allontanare quel giovane dalla figlia. Era arrivata a chiedere l’intervento del Tribunale dei Minori affinché intervenisse per fermare il “comportamento violento” del 17enne che in più di un’occasione aveva mandato a casa Noemi col volto segnato dalle percosse. Ma le autorità non si erano mosse: nessuna provvedimento era stato fatto scattare. L’unica conseguenza che ha prodotto la sua denuncia è stato un inasprimento dei rapporti tra le famiglie dei due giovanissimi. E anche su questo aspetto si sta muovendo il Consiglio Superiore della Magistratura. L’obiettivo è capire se tutti hanno fatto il davvero il proprio dovere o se invece ci sono state criticità e omissioni da parte della Procura e delle altre autorità competenti.

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