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Omicidio Musy, confermato ergastolo per Furchì anche in secondo grado

La Corte d’Appello di Torino ha confermato il carcere a vita per il 51enne ragioniere. Nel gennaio 2013 ha sparato quattro colpi di pistola all’avvocato e consigliere comunale dell’Udc. Lui: “Sono innocente”.
A cura di Biagio Chiariello
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E’ stata confermata anche in secondo grado la condanna all'ergastolo per Francesco Furchì, accusato dell'omicidio del consigliere comunale dell'Udc di Torino, Alberto Musy. La Corte d’Assise d’Appello di Torino ha infatti convalidato la decisione presa in primo grado lo scorso gennaio, “riconoscendo la validità del lavoro fatto” dagli inquirenti. Lo ha affermato il procuratore generale di Torino, Marcello Maddalena.. “Sono contento per il dottor Roberto Furlan (sostituto procuratore, ndr) e per il dottor Luigi Mitola (capo della squadra mobile che ha condotto l’inchiesta, ndr) – dice Maddalena-. A loro il merito di avere risolto un caso difficilissimo”. “Sono innocente e basta” ha detto invece Francesco Furchì lasciando l’aula dopo la conferma della condanna. “Alberto non tornerà più. Certo non è una giornata in cui brindare, ma questo risultato mi rende più tranquilla", ha detto la moglie della vittima, Angelica Musy. "Ora voglio tornare a casa e chiudere questo capitolo con serenità. Dovrò spiegare alle mie figlie come sono andate le cose. Non solo la nostra famiglia, ma anche altre – ha aggiunto – sono state lese in questa vicenda".

Musy fu ferito in un agguato sotto casa il 21 marzo 2012 e morì dopo 19 mesi di coma. Furchì era l’unico sospetto rimasto al termine dell’indagine della polizia durata quasi un anno. Secondo il procuratore Maddalena, la perizia secondo la quale la camminata e la fisionomia di “Casco”, l’uomo ripreso dalle telecamere di sicurezza, coinciderebbero con le riprese delle telecamere interne della questura fatte il giorno in cui Furchì fu convocato come persona informata sui fatti.  L'avvocato difensore, Giancarlo Pittelli, aveva invece parlato di "voragini probatorie" e di ricostruzioni dei fatti molto approssimative. "Musy non avrebbe mai approvato che in nome suo si operasse la distruzione di un'altra vita umana".

Come scrive La Stampa, secondo l’accusa, tre erano i moventi che avrebbe armato e spinto Furchì a uccidere Musì: accusava l’ex consigliere di non averlo aiutato nel farsi eleggere in Consiglio comunale (Musy era candidato sindaco alle comunali 2011 e Furchì candidato in una delle liste a suo sostegno), di non avergli fornito supporto nel tentativo di dare la scalata alla compagnia ferroviaria Arenaways; infine riteneva che Musy gli avesse fatto fare una brutta figura con l’ex ministro Salvo Andò: membro della commissione che doveva assegnare una cattedra all’Università di Palermo ne aveva bocciato il figlio Biagio.

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