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L'omicidio Meredith Kercher

Omicidio Meredith, i legali di Sollecito: “Amanda unica colpevole”

Nel ricorso in Cassazione, i legali di Sollecito si smarcano da Amanda, chiedendo ai giudici di tenere in considerazione i diversi ruoli degli imputati nella vicenda.
A cura di Antonio Palma
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Si avvicina l'esito finale per la complicata vicenda giudiziaria dell'omicidio di Meredith Kercher, la giovane studentessa inglese uccisa a Perugia nella sua casa da universitaria ormai ben sette anni fa. Dopo i primi quattro gradi del processo in cui sono imputati l'allora coinquilina di Meredith, la studentessa americana Amanda Knox, e il suo fidanzato dell'epoca Raffaele Sollecito, presto infatti si arriverà nuovamente in Cassazione. Nel ricorso all'ultimo grado di giudizio i legali di Sollecito però questa volta prendono nettamente le distanze da Amanda, chiedendo ai giudici di riconoscere oltre all'innocenza dell'uomo anche la differente posizione rispetto all'ex fidanzata. Nel loro ricorso in Cassazione gli avvocati Giulia Bongiorno e Luca Maori, infatti, ricordano che non è stato mai approfondito il ruolo individuale del loro assistito ed elencano una serie di elementi venuti fuori dal processo in cui Sollecito assume una posizione diversa rispetto all'altra imputata. Con questa presa di posizione i legali di Sollecito, condannato nell'ultimo verdetto a 25 anni di carcere, quindi sembrano voler adottare una nuova linea difensiva distanziandosi dalla studentessa americana il cui ruolo nell'omicidio di Meredith fino ad oggi è stato sempre legato  a quello del ragazzo pugliese.

Il ricorso in Cassazione dei legali di Sollecito

Gli avvocati Bongiorno e Maori in pratica sostengono che "la possibilità che Raffaele Sollecito avesse assunto una posizione diversa rispetto a quella degli altri due correi risultava da una serie di elementi pregni di significato". Gli elementi chiave per i difensori sono il fatto che "all'interno del memoriale, Amanda Knox ha posto soltanto se stessa sul luogo del delitto al momento dell'urlo", ma anche che "il teste Quintavalle ha affermato di aver visto, al mattino del 2 novembre 2007, la sola Amanda Knox non menzionando la presenza del Sollecito in quei frangenti". Per gli avvocati manca anche il movente visto che "il debole movente solidaristico non potrebbe spiegare razionalmente l'escalation di violenza" che ha portato alla morte di Meredith. Per questo nel ricorso in Cassazione ricordano che "gli elementi richiamati in sentenza a carico del Sollecito avrebbero potuto, semmai, indurre la sentenza a confrontarsi con l'eventualità di un contributo minore" del loro assistito, in sostanza solo "un'attività di favoreggiamento verso l'allora fidanzata".

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