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Omicidio Lorys, la rivelazione della detenuta: “La madre accusa il suocero per vendetta”

Secondo la rivelazione della detenuta, vicina di cella, di Veronica Panarello ci sarebbe il marito, colpevole di ‘averla abbandonata’, al centro della vendetta della madre del piccolo ucciso a Santa Croce Camerina. Il prossimo 3 ottobre inizia il processo di appello alla donna, condannata in primo grado a 30 anni.
A cura di Biagio Chiariello
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 Veronica Panarello avrebbe accusato il suocero di aver avuto un rapporto sentimentale con lei e di avere ucciso il nipote “perché il marito l'aveva abbandonata in carcere e quindi lei si stava vendicando". A parlare è una detenuta, vicina di cella della donna di Santa Croce Camerina, condannata a 30 anni di reclusione, in primo grado, per avere ucciso il figlio Lorys Stival di otto anni, strangolandolo con delle fascette di plastica. Tra le ‘confessioni' ascoltate in prigione e riferite dalla trasmissione ‘Quarto grado’ anche quella in cui Veronica dice di "avere messo le fascette ai polsi del piccolo perché non voleva andare a scuola". Poi sarebbe stato il figlio a mettersi una fascetta al collo mentre lei parlava al telefono con il padre di Lorys. L’atteggiamento di Veronica sarebbe da interpretare come una sorta di vendetta nei confronti del marito, colpevole di ‘averla abbandonata': "gli avevo chiesto gli occhiali che sono a casa e non me li ha portati, e io sto reagendo a modo mio: ho messo in mezzo suo padre dicendo che ha ucciso lui il piccolo Lorys”, avrebbe detto la mamma di Loris, stando al racconto della detenuta.

Il prossimo 3 ottobre inizierà il processo di appello a Veronica Panarello per l’omicidio avvenuto in Sicilia, il 29 novembre del 2014. Le dichiarazioni rese dalla detenuta "non suscitano alcun interesse" nel collegio di difesa della madre di Lorys, che ritiene inoltre che "non hanno alcuna valenza probatoria". E sempre a ‘Mattino Cinque’ si è parlato della lettera autografa dalla donna nella quale spiega di non essere un mostro: “Un giorno o l’altro mi crederanno. Non sono una lucida assassina né una criminale, così come scritto nella sentenza. Non mi perdonerò mai di non avere protetto Lorys”. E ancora: “Sopravvivo con il dolore della perdita di Lorys. Vorrei riabbracciare l’unico figlio che mi rimane che da un anno non posso vedere nemmeno in foto” scrive nella lettera. “Lorys è sempre stato unico, è inciso nella mia anima. Di quella mattina, del 29 novembre di tre anni fa, non ricordavo nulla. Anche io, infatti, ho le mie responsabilità e per questo ho chiesto di pagare, ma non ho ucciso Lorys“ ha ribadito la Panarello.

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